Nei quartieri di Taranto più vicini agli impianti dell’Ilva si muore di più. La conferma, dopo i dati dello studio ‘Sentieri’ dell’Istituto superiore di sanità, arriva da una nuova rilevazione in corso di pubblicazione. L’eccesso di patologie di vario tipo in queste aree, infatti, registra una forbice dal 20% al 400%. E ulteriori dati confermano anche la contaminazione della catena alimentare da sostanze inquinanti prodotte dall’impianto industriale: il livello di diossine rilevato nelle cozze allevate nelle aree più vicine all’Ilva è sopra i limiti di legge, ed il 30% del latte di capra prodotto nella zona è contaminato.

 

– TAMBURI E PAOLO VI I QUARTIERI DOVE SI MUORE DI PIU’: nei quartieri Tamburi, Borgo e Paolo VI di Taranto si registra “una mortalità totale più elevata”, con “eccessi compresi tra 20% e il 400%” per varie patologie e con una “tendenza a uno stato di salute peggiore nei soggetti di livello socioeconomico basso”. Il dato emerge da un nuovo studio in via di pubblicazione sulla rivista ‘Epidemiologia e Prevenzione’. Lo studio è stato condotto nel quadro di un incidente probatorio ordinato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto. In particolare, i quartieri di Tamburi, Borgo e Paolo VI “hanno mostrato una mortalità totale più elevata rispetto al riferimento”. Il differenziale maggiore nei maschi é stato osservato a Paolo VI con “eccessi importanti per tumori maligni (+42%), tra cui pancreas e polmone, malattie cardiovascolari, respiratorie e del sistema digestivo”. Nel quartiere Tamburi si è riscontrato un eccesso di tumori maligni nei maschi (specie la prostata) e di malattie cardiovascolari, specie l’infarto del miocardio. I dati indicano dunque chiaramente, si sottolinea nella rilevazione, “Tamburi e Paolo VI come i quartieri in cui lo stato di salute della popolazione é più compromesso”.

– DIOSSINE OLTRE LIMITI IN COZZE AREA VICINO IMPIANTO: un monitoraggio è stato predisposto sui mitili allevati in Mar Grande e nei due seni del Mar Piccolo. Il campionamento è iniziato nel mese di settembre 2010 e si è protratto sino ad ottobre 2012. Gli esiti del campionamento, si legge nel rapporto di biomonitoraggio effettuato nell’area, “hanno permesso di evidenziare livelli di contaminazione superiori ai limiti di legge unicamente nel primo seno del Mar Piccolo, area più prospiciente all’Ilva”. Anche considerando i livelli di contaminazione riscontrati, “indipendentemente dai limiti di legge – precisa il Rapporto – i mitili campionati nel primo seno del mar Piccolo hanno rilevato una maggiore concentrazione dei due contaminanti Pcdd/f e Dl-Pcb”. Dai rilevamenti del biomonitoraggio avviato dalle strutture del ministero della Salute emerge pure che il 30% del latte di pecora prodotto negli allevamenti entro i 10 km dall’Ilva è contaminato dalle diossine.

 

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