Un colpo di pistola alla tempia, guardando la vittima negli occhi. E a Roma si consuma l’ennesimo agguato, stavolta sfociato nell’esecuzione di un uomo di 64 anni, Antonio Maria Rinaldi, titolare di un’agenzia di aste immobiliari. Il killer lo ha aspettato in garage e ha sparato a sangue freddo, nonostante di fronte a lui si trovasse anche un testimone, amico della vittima.

Sulla vicenda, che ricorda quella di analoghi delitti avvenuti negli ultimi tempi e che hanno fatto ipotizzare una guerra tra bande nella Capitale, indaga anche la direzione distrettuale antimafia di Roma. Antonio Rinaldi, originario di Salerno, stava rientrando a casa e parcheggiando la sua Smart assieme all’amico nei garage condominiali del palazzo dove abitava, in via del Fontanile Arenato, in zona Pisana. Ma quando è sceso l’assassino era già nascosto e lo aspettava. La versione dell’unico testimone della vicenda, però, non convince gli investigatori, convinti che possa trattarsi di un agguato legato ad attività e affari poco chiari da parte della vittima. “L’uomo che ha ucciso Antonio aveva tentato di rapinarlo, ma lui si è rifiutato e per questo è stato ucciso. Il killer era incappucciato ed è fuggito a piedi”, ha spiegato l’amico di Rinaldi, un giovane di 35 anni con qualche precedente per reati da stadio. Rinaldi, il quale ha un precedente per droga che risale a dodici anni fa, era titolare di un’agenzia di aste immobiliari in zona Eur, nel quale lavorava anche suo figlio. L’uomo viveva con sua madre e la badante nell’attico al terzo piano del palazzo, in un appartamento lussuoso. Ora sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti ci sono proprio le sue attività. Quelle lecite e quelle che potrebbero eventualmente, durante le indagini, risultare illecite. E in quello stesso palazzo all’interno di un quartiere residenziale, lo scorso 19 agosto, altre armi avevano minacciato, ma non ucciso. I malviventi si erano introdotti in un appartamento al terzo piano, lo stesso piano dove abitava Rinaldi. Dopo aver bussato alla porta delle vittime, avevano minacciato una donna, il figlio e il marito, chiedendo loro dove si trovassero i soldi: il bottino fu di 60 mila euro. Ancora sangue, ancora polemiche. L’episodio ha spinto il Pd di Roma a chiedere ancora una volta, al Sindaco Alemanno, di convocare un consiglio straordinario sulla sicurezza. Per Alemanno è “necessario procedere ancora a lungo con la massima fermezza e decisione, unendo tutte le forze politiche e sociali in una grande convergenza che sostenga senza esitazione quest’azione dello Stato. Roma vincerà questa sfida: ogni forma di criminalità presente nella nostra città deve sapere che non avrà né tregua né scampo rispetto all’azione combinata di tutte le istituzioni che non si devono dividere, che non devono perdersi in polemiche sterili, ma che devono affermare il controllo dello Stato in tutto il territorio cittadino”

 

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