I magistrati che indagano sulla trattativa tra Stato e mafia sarebbero controllati e spiati da “uomini delle istituzioni”. E’ una delle tante rivelazioni di un anonimo sulle quali indaga la Procura di Palermo. “Molti dettagli sono inediti. Si tratta di vedere se sono attendibili” ha detto il procuratore Francesco Messineo.
La nota anonima, come anticipato dall’Ansa il 19 dicembre scorso, è stata inviata quattro mesi fa a Nino Di Matteo, uno dei pm dell’indagine sulla trattativa che fino a qualche mese fa ha lavorato nel pool di Antonio Ingroia. Nell’anonimo, che si dimostra molto informato, si fa riferimento proprio a quella inchiesta. Vengono poi espressi giudizi pesanti su alcuni magistrati della Procura, si sostiene che in alcune “catacombe” dello Stato molte verità sarebbero “sepolte e ricoperte di cemento armato”, viene rivolto l’invito a fidarsi solo di Antonio Ingroia, ora leader del movimento politico “Rivoluzione civile”. Sul contenuto dell’anonimo il quotidiano Repubblica fornisce adesso altri particolari. Ci sarebbe una cronistoria di avvenimenti mafiosi, dall’omicidio del segretario del Pci siciliano Pio La Torre alla mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nel 1995. Il “corvo” avvisa poi i magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia che vengono raccolte nei loro confronti informazioni riservate poi riversate a una “centrale romana”. Nelle dodici cartelle della nota, con lo stemma della Repubblica sul frontespizio, ricorrono pure nomi di “politici della prima Repubblica”, finora rimasti fuori dalle indagini, che avrebbero avuto una parte nella presunta trattativa. Si dice infine che l’agenda rossa di Paolo Borsellino sarebbe stata presa da “un carabiniere”. Per quella sparizione era stato indagato e poi prosciolto il colonnello Giovanni Arcangioli, filmato in via D’Amelio mentre si allontanava dal teatro della strage con la borsa del magistrato in mano. Arcangioli ha sempre detto che nella borsa l’agenda non c’era. La precisione dei riferimenti fa ritenere che il nuovo “corvo” di Palermo sia probabilmente un uomo degli stessi apparati investigativi, magari deluso per l’archiviazione di una sua indagine, e riferisca notizie tutte da verificare. Meno chiara la strategia seguita. Ma una lettura più precisa, avverte il procuratore Messineo, può venire da eventuali riscontri: una delega di indagine è stata affidata alla polizia giudiziaria.