Ha chiesto di essere giudicato con rito immediato per accelerare i tempi della giustizia e difendersi nel processo, certo della propria innocenza. L’istanza è stata depositata questa mattina, tramite i suoi legali, da Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni nonché ex presidente della Provincia di Milano, imputato per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti, nell’ambito della tranche principale dell’inchiesta della Procura di Monza su un presunto giro di tangenti in cambio di concessioni edilizie sulle aree ex Falck e Marelli.

La richiesta, che è ora sul tavolo del gup monzese Giovanni Gerosa e dovrà essere notificata alle parti offese nel procedimento, era stata annunciata il primo ottobre scorso quando i pm Walter Mapelli e Franca Macchia chiesero di mandare a dibattimento non solo Penati, ma altre 21 persone e una societa, la Codelfa, del gruppo Gavio. Allora aveva dichiarato di voler chiedere l’immediato proprio per velocizzare il suo percorso giudiziario e quindi saltare la fase dell’udienza preliminare (fissata per gli altri il prossimo 23 gennaio) e andare direttamente a dibattimento. Inoltre aveva spiegato di voler rinunciare alla prescrizione, in particolare per il reato di concussione. C’é da capire se su questo fronte l’ex responsabile della segreteria politica di Pierluigi Bersani e ora consigliere regionale del gruppo misto, mantenga la sua linea. Penati è uno dei principali protagonisti dell’indagine nata dalle dichiarazioni degli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini che lo travolse nell’estate del 2011 quando ci furono una serie di perquisizioni e anche, per lui, una richiesta di arresto, negata dal gip, da parte degli inquirenti. Il filone per cui è finito imputato – assieme, tra gli altri al suo ex braccio destro Giordano Vimercati, all’ex segretario generale di Palazzo Isimbardi Antonino Princiotta, allo stesso Di Caterina, al vice presidente del Consorzio Cooperative Costruttori Omer Degli Esposti, all’architetto ora in carcere Renato Sarno (ritenuto il “collettore di tangenti”), all’ex ad di Milano Serravalle Massimo Di Marco e al banchiere massimo Ponzellini – riguarda non solo le presunte mazzette legate alle due aree dove una volta sorgevano la Falck e la Marelli, ma anche la gestione della Milano Serravalle e ‘Fare Metropoli’, l’associazione da lui fondata e definita “mero schermo destinato ad occultare la diretta destinazione delle somme” per un totale di 360 mila euro, in vista delle elezioni provinciali e regionali del 2009 e del 2010 dove era candidato.

 

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