Servono circa tre anni, 1.070 giorni, perché un farmaco anticancro sia disponibile per i pazienti italiani. In particolare sono richiesti 400 giorni per l’approvazione da parte dell’agenzia regolatoria europea Ema e circa 570 per quella nazionale dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
L’ostacolo ulteriore è costituito poi dalla terza fase, regionale, che prevede l’inserimento del farmaco nel Prontuario Terapeutico Ospedaliero Regionale (PTOR). Con molte differenze sul territorio: in media servono 100 giorni, ma si passa da un massimo di 170 in Calabria a un minimo di 40 in Umbria. I dati emergono dall’indagine promossa dall’Associazione Italiana di Oncologica Medica (Aiom), Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) e Fondazione Censis, contenuta nel VII Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato oggi al Senato. ”E’ la prima volta rileva il vice direttore del Censis Carla Collicelli che il Censis effettua un’indagine sui farmaci oncologici innovativi e lo studio mostra, da un lato, la lunghezza dell’iter autorizzativo a livello medio nazionale in Italia e, dall’altro lato, la presenza di disparità tra diversi territori”. Ma la terapia migliore, denuncia la Favo, ”non può dipendere dalla regione di residenza”