Prima l’arresto per traffico di droga e adesso la ribellione scoppiata nel carcere dove e’ stato rinchiuso. Sono stati tre mesi davvero tumultuosi quelli finora vissuti in Brasile dall’italiano Davide Migani, tra i detenuti del carcere ‘Advogado Antonio Jacinto Filho’ di Aracaju, capitale dello Stato nordorientale di Sergipe, dove 470 detenuti sono in rivolta da ieri.
Dall’inizio della sommossa, gli insorti hanno preso in ostaggio 128 persone, la maggioranza loro parenti, tra cui donne e bambini, oltre a tre guardie penitenziarie. Nel frattempo hanno liberato 46 loro familiari – ha reso noto la stampa locale – ma il clima continua teso dentro la struttura. I detenuti sono saliti sul tetto dopo aver incendiato vari materassi nelle loro celle. Secondo la polizia, sono in possesso di armi da fuoco e vari coltelli, con i quali minacciano gli agenti in ostaggio. Uno dei poliziotti che si trovava all’interno del presidio Š riuscito a fuggire buttandosi dal tetto: il volo, da un’altezza di circa sei metri, gli ha causato la frattura di una gamba. Tra i ribelli – ha fatto sapere il sito UOL – c’e’ anche il 42enne ravennate Migani, finito in manette lo scorso dicembre dopo il naufragio del suo uno yacht di una ventina di metri, con dentro oltre 300 chili di cocaina, sulla spiaggia di Atalaia, proprio ad Aracaj—. Secondo quanto riferito al telefono dallo studio dell’avvocato brasiliano Emanuel Cacho, Migani sta bene. Il legale afferma che Migani non e’ coinvolto nella ribellione e si trova in una zona del carcere per ora sicura. La sua compagna, arrestata con lui e accusata per la stessa vicenda, la forlivese Giorgia Pierguidi, 36 anni, si trova in un altro penitenziario, sempre nella citta’ di Aracaju. I detenuti in rivolta accusano gli agenti di custodia di aggressioni e hanno presentato una lista con una serie di richieste alle autorita’, dove chiedono tra l’altro la fine delle ”sessioni di tortura” alle quali sarebbero sottoposti. Tra le richieste, anche il miglioramento dei pasti serviti in carcere, l’accesso a radio e tv, nonche’ il permesso di fumare. Oltre 150 poliziotti sono stati mobilitati e hanno circondato il penitenziario, dove intanto sono state tagliate luce e acqua potabile. I detenuti, molti dei quali incappucciati – come riportano i media – gridano in loro direzione e dei curiosi che hanno affollato l’area esterna del carcere. Il Brasile soffre di una cronica emergenza carceraria, tra le cui cause piu’ drammatiche c’e’ anche il sovraffollamento e le precarie condizioni di salute in cui e’ mantenuta gran parte della popolazione penitenziaria.