Un duplice attentato con un’autobomba ha provocato oggi almeno 42 morti e circa 500 feriti a Tripoli, capoluogo del nord del Libano. Si tratta dell’attacco più cruento dalla fine della guerra civile in questo Paese, che soffre per il conflitto nella vicina Siria. Le due esplosioni, una settimana dopo l’attentato che ha provocato lo scorso 15 agosto 27 morti nella periferia sud di Beirut, un feudo degli sciiti di Hezbollah, sono avvenute a pochi minuti di intervallo l’una dall’altra davanti a due moschee sunnite di Tripoli distanti circa due chilometri.

Rischiano così di inasprirsi le tensioni confessionali in Libano, già forti a causa del conflitto in Siria che divide profondamente il Paese, sotto la tutela del vicino siriano per una trentina d’anni, fino al 2005. Due giorni prima di questo nuovo attentato, l’esercito aveva annunciato di essere ormai in “guerra totale” contro il “terrorismo”, affermando di inseguire da mesi una cellula “che prepara autobomba”, tra cui quella del 15 agosto, e vuole “causare una guerra confessionale nelle diverse regioni”. Nella grande città a maggioranza sunnita di Tripoli, gli attentatori hanno preso di mira la preghiera in una moschea nel centro e un’altra vicina al porto, massacrando i fedeli nel momento del raccoglimento e danneggiando il luogo di culto. Nelle immagini “catturate” dalle telecamere di sorveglianza e trasmesse da un’emittente locale, si vedono i fedeli – seduti in terra – ascoltare il sermone dell’imam locale prima del boato enorme di un’esplosione seguita dalle scene di panico della gente che scappa in ogni direzione. Fonti di sicurezza hanno parlato di 42 vittime mentre la Croce Rossa libanese ha riferito che i feriti sono oltre 500. In terra sono stati notati dai giornalisti accorsi sul posto cadaveri carbonizzati e i corpi di alcuni bambini. Decine le vetture in fiamme e un’immensa nube di fumo nero si è sprigionata in cielo. Centinaia di persone infuriate si sono radunate nei pressi della moschea al Taqwa e hanno scandito slogan anti-Hezbollah e contro il regime del presidente Bashar al Assad. In seguito agli attentati è stata indetta per domani una giornata di lutto nazionale. Dopo la fine della guerra civile, vari attentati hanno colpito il Libano minato da crisi interne a ripetizione e dal conflitto tra Israele e Hezbollah, ma il bilancio dell’attentato di Tripoli è il più grave dal 1990 a oggi. “Gli autori del dissenso non vogliono che i libanesi vivano in pace un solo minuto, vogliono che la macchina della morte porti via la vita di innocenti in tutto il Libano”, ha reagito Saad Hariri, ex primo ministro sunnita storicamente ai ferri corti con Hezbollah. Le autorità siriane hanno da parte loro denunciato “un atto vigliacco di terrorismo contro i nostri fratelli di Tripoli”. Commentando gli attacchi di Tripoli, il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha parlato di “odiosi episodi di violenza che hanno stroncato vite innocenti e meritano la più ferma condanna”. La titolare della Farnesina ha sottolineato “la necessità che una rapida e accurata inchiesta accerti le responsabilità” e che tutte le forze politiche del Paese continuino “a sostenere la politica di neutralità dalle crisi regionali”.

 

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