Dopo 77 giorni di sosta forzata e un’estenuante odissea nei tribunali indiani, la petroliera Enrica Lexie può levare le ancore grazie a un verdetto definitivo della Corte Suprema di New Delhi. La nave, che si trovava bloccata al largo del Kerala dopo l’uccisione di due pescatori, potrà partire già nei prossimi giorni dopo che saranno soddisfatte alcune condizioni richieste dai giudici all’armatore e al governo italiano. Per l’equipaggio, composto da cinque italiani, 19 indiani e quattro militari dell’unità anti pirateria, è la fine di un incubo. Ora la battaglia di Roma si concentra sui due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati di duplice omicidio e in carcere a Trivandrum, anche se in un alloggio speciale del penitenziario e con un trattamento di favore considerato il loro status. Il prossimo round è fissato per l’8 maggio sempre alla Corte Suprema, il massimo organo giudiziario indiano, che sta esaminando il ricorso italiano sulla illegalità della detenzione dei due fucilieri in base al diritto internazionale marittimo che si applica al caso di incidenti in alto mare. “Festeggeremo con i due ragazzi quando saremo tutti insieme in Italia” è stato il primo commento del comandante aggiunto Carlo Noviello dopo la notizia del rilascio. Anche se le due vicende sono apparentemente slegate, lo sblocco della Lexie potrebbe far ben sperare a un risvolto positivo verso la scarcerazione dei marò. Lo ha anche ipotizzato il ministro degli Esteri Giulio Terzi: “questo è un primo passo nella direzione di una soluzione complessiva della vicenda che riguarda soprattutto il ritorno a casa dei nostri due fucilieri di Marina trattenuti in Kerala”. La decisione della Corte Suprema, rappresentata dai due giudici R.M. Lodha e H.L. Gokhale, è giunta dopo circa due ore di un’animata seduta in cui il legale degli italiani Harish Salve, uno dei più famosi giuristi indiani, ha duellato con l’avvocato dello Stato, Goolam Vahanvati e il rappresentante dello stato del Kerala, Gopal Subramaniam sulla delicata questione della giurisdizione internazionale. Alla fine, la tesi italiana dell’inapplicabilità delle leggi indiane al caso è stata riaffermata in aula e inserita nella sentenza. Il via libera della Lexie è stato infatti subordinato alla condizione che l’equipaggio e i marò rimangano a disposizione (con un preavviso di cinque settimane) delle autorità indiane se chiamati a presentarsi davanti agli investigatori o a un tribunale nell’abito dell’inchiesta a carico di Latorre e Girone. Un simile impegno deve essere garantito dall’armatore anche per la nave (in questo caso con un preavviso di sette settimane). Come garanzia, i responsabili della società di navigazione Fratelli d’Amato devono depositare presso l’Alta Corte del Kerala un “bond” (obbligazione di pagamento) di 30 milioni di rupie (440 mila euro circa).

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