E’ stato impiccato all’alba a Karaj, a ovest di Teheran, il 17enne Alireza Molalhsani, condannato a morte per l’omicidio del campione di sollevamento pesi iraniano Rohollah Dadashi. Lo ha riferito l’agenzia d’informazione ‘Irna’, secondo cui una grande folla ha assistito all’esecuzione, avvenuta nella stessa via dove a luglio era stato assassinato Dadashi, definito dai media ‘l’uomo piu’ forte dell’Iran”. A nulla sono valse le dichiarazioni del giovane che durante il processo dichiaro’ di aver agito per autodifesa dopo una lite.

Le autorita’ iraniane hanno tuttavia respinto l’accusa di aver condannato a morte un minorenne, sostenendo che Molahsani aveva gia’ compiuto 18 anni. “La legge prevede che sia la maturita’ religiosa (18 anni, ndr) il criterio e questa e’ calcolata sulla base del calendario lunare, percio’ il condannato aveva piu’ di 18 anni e non c’era alcun impedimento legale” che ne vietasse l’impiccagione, ha affermato un portavoce del pubblico ministero, Ali Ramezanmanesh. Unanime e’ stata la condanna dell’esecuzione da parte delle ong come Iran Human Rights (Ihr) e Amnesty International che si battono contro la pena di morte. “Condannare a morte minorenni e’ severamente vietato dai trattati internazionale ratificati anche dall’Iran”, ha affermato il vice direttore di Amnesty per il Medio Oriente e il nord Africa, Hassiba Hadj Sahraoui. Secondo dati ufficiali, almeno altri due minorenni sono stati giustiziati in Iran nel 2011.

 

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