A un anno dal raid nella villa bunker di Abbottabad, la numerosa famiglia di Osama Bin Laden ha lasciato il Pakistan dove era sotto la sorveglianza speciale dei servizi segreti portandosi con se’ i misteri ancora irrisolti della cattura del leader di Al Qaida e dei lunghi anni di permanenza nel Paese alleato degli Usa nella lotta al terrorismo islamico. Le tre vedove, due saudite e una yemenita, e una nidiata di bambini di ogni eta’ sono partiti nella nottata da Islamabad con un aereo speciale saudita e sono gia’ arrivati a destinazione. Il governo saudita, che inizialmente si era opposto ad accogliere le mogli, ha mantenuto il piu’ stretto riserbo sul trasferimento.
Ad accompagnare i familiari c’era solo il fratello della giovane moglie yemenita, la ”favorita” dello sceicco del terrore, che sara’ presto rimpatriata in Yemen, con i suoi cinque figli, di cui quattro nati durante la clandestinita’ in Pakistan rivelata in un verbale della polizia di Islamabad in possesso dell’ANSA. La partenza delle tre donne era stata ritardata da un vero e proprio giallo sulla mancanza di un nulla osta da parte delle autorita’ pachistane che avevano ordinato la loro deportazione al termine di 45 giorni di reclusione per mancanza di permessi di soggiorno. In quell’occasione, la famiglia era stata prelevata da una localita’ segreta dei servizi segreti militari dell’Isi a un alloggio di Islamabad. Da un verbale della polizia sull’interrogatorio della yemenita Amal Ahmed Abdul Fateh, avvenuto lo scorso 19 gennaio a Islamabad, emergono nuovi particolari sulla vita della famiglia. La donna di 30 anni racconta di essere arrivata a Karachi nel 2000 con un visto per cure mediche che e’ scaduto dopo tre mesi. Si e’ quindi recata a Kandahar, attraverso il confine del Baluchistan, dove qui ha sposato Bin Laden (che gia’ viveva con due mogli) e ha avuto la prima figlia, Sania. ”Il mio desiderio era di sposare un mujahiddin” si legge. Dopo quello che viene definito ”l’incidente” dell’11 settembre 2001, la famiglia si disperde. Amal e la neonata tornano a Karachi dove cambiano diverse case nel giro di 8 o 9 mesi grazie all’aiuto di una famiglia pachistana e al figlio maggiore dello sceicco, Saad. Ma dopo poco tempo, incontra di nuovo il marito a Peshawar, nel nord ovest, e da qui inizia un periodo di continui spostamenti. Prima nella valle di Swat, a nord di Islamabad, che all’epoca era controllata dai talebani del Mullah Fazlullah, e poi per due anni a Haripur, cittadina ad appena 65 chilometri da Islamabad. In questo tempo, nascono Aasia (2003) e Ibrahim (2004) in un ospedale governativo. ”In entrambe i casi sono stata soltanto due o tre ore per il parto” racconta la vedova. Nel 2005 quindi traslocano a poca distanza nella grande villa di Abbottabad (ora demolita), con le due famiglie di ”corrieri” che, anche in precedenza li avevano assistiti. Qui nasce nel 2006 un’altra figlia, Zainab e poi nel 2008 l’ultimo bambino, Hussein. La vedova fa sapere inoltre che durante il raid, gli americani hanno ucciso i due ”corrieri” Ibrahim e Abrar, la moglie di quest’ultimo Busha e il figlio 20 enne di Bib Laden che si chiamava Khalid.