Sia le forze di Muammar Gheddafi che quelle dei ribelli hanno compiuto crimini di guerra durante il conflitto in Libia. Lo ha dichiarato la commissione d’indagine dell’Onu. Le forze del defunto leader libico, si legge nel rapporto, si sono rese responsabili “di omicidi, sequestri e torture in un quadro di attacchi sistematici contro la popolazione civile”. Ma la commissione accusa di crimini di guerra anche le forze anti Gheddafi e afferma che uccisioni illegali, arresti arbitrari, torture, sequestri, attacchi indiscriminati e saccheggi “continuano anche al momento di questo rapporto”. La commissione nota come il nuovo governo ad interim stia gradualmente restaurando la legalita’, ma sottolinea che in questo processo serve ancora il sostegno della comunita’ internazionale.
In particolare, la Commissione internazionale d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Libia continua a riferire di crimini compiuti dalle forze pro-Gheddafi, ma sottolinea che i combattenti rivoluzionari hanno adottato molto velocemente le stesse tattiche e continuano a farne uso in modo indiscriminato. ”Violazioni dei diritti umani continuano in un clima di totale impunita’ ”, si legge nel rapporto Onu che cita esecuzioni sommarie, stupri, arresti arbitrari, torture, sequestri e saccheggi. In particolare, la Commissione internazionale delle Nazioni Unite riferisce che le brigate ribelli si sono scatenate senza alcuna pieta’ contro i civili soprattutto contro le localita’-roccaforte di Gheddafi come Sirte, citta’ natale del rais dove il colonnello e’ stato catturato e linciato lo scorso ottobre. Qui, si legge nel rapporto, ”le dimensioni delle distruzioni e il tipo di armi usate testimoniano che gli attacchi sono stati indiscriminati” e che decine di soldati fedeli al Colonnello sono stati giustiziati dopo essere stati fatti prigionieri. Anche dopo la fine ufficiale della guerra, le devastazioni e i crimini da parte dei vincitori sono continuati. La Commissione riporta anche che almeno 8.000 persone sono attualmente detenute nelle prigioni libiche senza alcuna possibilita’ di tutela. E che nel mirino degli ex ribelli continuano a esserci troppo spesso persone di colore, anche donne e bambini, che non sono riuscite a lasciare la Libia.