A 110 giorni dalle presidenziali francesi del 22 aprile, una grossa tegola e’ caduta su Nicolas Sarkozy. L’inquilino dell’Eliseo e’ stato tirato in ballo da un testimone nel cosiddetto ‘affaire karachi’, il giro di commissioni sulle vendite di sottomarini al Pakistan e di fregate all’Arabia Saudita nel 1994. Caso, secondo alcuni, collegato all’attentato in cui persero la vita l’8 maggio 2002 11 tecnici francesi a Karachi.

Uno dei testimoni interrogati il 2 dicembre, un ex alto funzionario del ministero della Difesa, Gerard-Philippe Menai, ha raccontato al giudice Renaud Van Ruymbeke che nel 1994 Sarkozy, all’epoca ministro del Bilancio, avrebbe autorizzato la creazione di una societa’ in Lussemburgo, la ‘Heine’, con lo scopo di pagare commissioni (che fino al 2000 erano legali in Francia) agli intermediari sui due contratti. “E’ chiaro che il ministero del Bilancio ha necessariamente dato il suo avallo per la creazione di Heine”, ha dichiarato Menai, “vista la rilevanza dell’argomento, questa decisione poteva essere presa solo a livello del gabinetto ministeriale”. Nel 2010, un rapporto della polizia lussemburghese aveva gia’ parlato del ruolo di Sarkozy nella creazione di Heine, ma il presidente ha sempre negato qualsivoglia coinvolgimento. La complessa vicenda giudiziaria dell’ ‘affaire Karachi’ punta a verificare se le commissioni (al tempo legali) versate a per i contratti conclusi nel 1994 abbiano dato luogo a ‘retrocommissioni’ (illegali). Gli inquirenti sospettano che parte del denaro versato agli intermediari stranieri sia tornato segretamente in Francia per finanziare la campagna presidenziale dell’ex primo ministro Edouard Balladur nel 1995, mentore di Sarkozy. L’aspetto piu’ delicato e’ l’accertamento di un legame diretto tra la decisione francese di smettere di versare le commissioni a intermediari pachistani, nel 1995, e l’attentato del 2002 a Karachi.


 

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