Più sforzi per promuovere la crescita non significa abbandonare la strada del rigore. Il G8 di Camp David è finito da poco. Potrebbe segnare una svolta, ed il presidente americano, Barack Obama, cerca di rassicurare la cancelliera tedesca, Angela Merkel, reduce da un summit

in cui i grandi della Terra l’hanno messa con le spalle al muro, mettendo nero su bianco che la ‘top priority’ (come la chiama l’inquilino della Casa Bianca) è prendere misure immediate per rafforzare economia ed occupazione. A Camp David è passata la linea Obama-Hollande-Monti e ora tutti gli occhi sono puntati sui mercati, per vedere come giudicheranno quello che sembra l’inizio di un nuovo corso, e sul vertice europeo dei capi di Stato e di governo della Ue, che fra pochi giorni (mercoledì) dovranno decidere se fare propria o meno la ricetta del G8. A Bruxelles si capirà, dunque, se ci sono le condizioni per la svolta, per voltare pagina rispetto alla linea di austerity assoluta finora imposta dal duo Merkel-Sarkozy. Obama – nel faccia a faccia con la cancelliera – ha cercato di convincerla che la sua leadership in Europa è lungi dall’essere messa in pericolo: Berlino può essere leader sulla crescita così come finora lo è stata sul fronte del risanamento delle finanze pubbliche. I due alla fine si sono detti d’accordo che crescita e consolidamento dei bilanci devono andare di pari passo, anche se la decisione di misure rapide a favore della ripresa, soprattutto in Europa, non può più essere rinviata. Un concetto ampiamente condiviso dal premier italiano, Mario Monti, che nell’intervista andata in onda sulla Cnn ha sottolineato come “la disciplina di bilancio, se non è accompagnata da altre politiche, si risolve solo in austerità”. Monti ha quindi anche lui sottolineato come la linea del rigore non vada assolutamente abbandonata, ribadendo l’appello per un miglioramento della governance europea. In primo piano però rimane il dramma Grecia e la preoccupazione per le banche, soprattutto in Spagna. Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, respinge la proposta del neo presidente francese Hollande: “Non abbiamo bisogno di aiuti europei”. Ma il vero incubo per ora resta la sorte della Grecia: in entrambe le sponde dell’Atlantico si è ben consapevoli del rischio contagio e dell’effetto “a catena” legato ad un eventuale crollo di Atene. Il G8 ha ribadito la convinzione che la Grecia, rispettando gli impegni presi con la comunità internazionale, debba restare nell’euro. Ma tutto appare appeso a un filo, quello delle nuove elezioni politiche del 17 giugno.

 

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