Il presidente siriano Bashar Assad ha annunciato oggi un piano di pace per uscire dalla crisi, promettendo una conferenza di riconciliazione nazionale ma escludendo il dialogo “con le marionette dell’Occidente”. Intervenuto all’Opera di Damasco davanti ad un’ampia platea di sostenitori, il presidente siriano ha accusato i ribelli di essere “terroristi” e “criminali” legati ad Al Qaeda.

Il piano proposto da Assad prevede una serie di tappe. Prima di tutto le potenze esterne dovranno smettere di armare “i gruppi terroristici” e dovranno cessare le operazioni terroristiche. Poi l’esercito mettera’ fine alle operazioni militari, pur riservandosi il diritto di difendere gli interessi dello Stato. Successivamente l governo di Damasco indira’ una conferenza di riconciliazione con “singoli siriani e partiti politici” che “non hanno tradito la Siria”. La conferenza di riconciliazione servira’ a definire una Carta nazionale che verra’ sottoposta a referendum, sulla base della quale verranno indette elezioni parlamentari che porteranno ad un nuovo governo e ad una amnistia. Ma se Assad si e’ detto da una parte disponibile ad una “soluzione politica”, ha dall’altra escluso ogni dialogo “con le marionette dell’Occidente”, promettendo di sconfiggere i rivoltosi. I ribelli “sono nemici del popolo, nemici di Dio che ricorrono al terrorismo contro la gente “- ha detto Assad – “la chiamano rivoluzione, ma non hanno nulla a che vedere con essa. Una rivoluzione ha bisogno di pensatori, ma questo e’ branco di criminali”. Interrotto piu’ volte da applausi scroscianti e dallo slogan “con il nostro sangue, con le nostre anime, ti difenderemo Assad”, il presidente siriano se’ anche detto “grato” per il sostegno offerto al suo regima da Cina, Russia e Iran. Il discorso di oggi e’ il primo di Assad in pubblico dallo scorso mese di giugno. In novembre il presidente siriano aveva detto alla televisione russa di respingere ogni ipotesi idi esilio, dichiarando di voler “vivere e morire in Siria”. Da quando e’ scoppiata la ribellione in Siria, nel marzo 2011, vi sono stati 60mila morti, secondo stime diffuse questa settimana dall’Onu.

 

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