Gli attivisti dei comitati di coordinamento locale siriani denunciano sul proprio sito un nuovo massacro da parte delle forze fedeli al regime: è di almeno 122 morti il primo bilancio della strage nel villaggio di Tremseh, nella martoriata regione di Hama. Ma gli stessi attivisti lo aggiornano poi a oltre 200 civili uccisi.

“Stiamo ancora contando i cadaveri”, affermano alcune fonti dell’opposizione. Le vittime sarebbero in gran parte civili, gli altri membri dell’esercito siriano libero (Esl) che cercavano di “difendere le proprie famiglie”. Il villaggio, scrivono ancora gli attivisti, “é stato prima bombardato, a partire dalle 5 del mattino, per molte ore”. Poi, “come a Hula il 25 maggio scorso, quando i morti furono 108, molti i bambini e le donne, sono entrati in azioni i miliziani filo-regime, che a colpi di coltello e armi da fuoco” avrebbero sterminato intere famiglie all’interno delle proprie case. Non è possibile verificare indipendentemente le notizie. Se il massacro a Tremseh venisse confermato, si tratterebbe della strage più sanguinosa dall’inizio della rivolta contro il regime di Bashar al Assad. I comitati locali siriani fissano a 189 i morti nella sola giornata di oggi.

 

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