Lampi di guerra civile in Siria. E’ di 95 morti il bilancio del’offensiva dell’esercito a Hama, 200 chilometri a nord di Damasco, dove all’alba i carri armati sono entrati in citta’ e hanno aperto il fuoco.
Lo ha riferito il direttore dell’Organizzazione nazionale per i diritti umani, Ammar Qorabi, dando notizia di altri 26 morti nel resto del Paese: 19 a Deir Ezzor, nell’est, sei a Harak, nel sud e uno a al-Bukamal, sempre nell’est. A Hama i militari hanno travolto con i loro messi le barricate erette dalla popolazione e hanno aperto il fuoco indiscriminatamente sui passanti. Testimoni riferiscono di decine di cadaveri per le strade, tra cui quelli di donne e bambini mentre acqua ed elettricita’ sono state tagliate e mancano strutture e medicinali per curare i feriti. E’ stata segnalata anche la presenza di cecchini sui tetti della sede della compagnia elettrica e del penitenziario cittadino. Hama, assediata da un mese dai militari, e’ uno dei simboli della rivolta contro il regime di Bashar al-Assad iniziata a marzo ed e’ teatro di proteste quasi quotidiane, con decine di migliaia di persone in piazza. La nuova offensiva punta a stroncare le manifestazioni in vista dell’inizio del mese del digiuno dei musulmani, il Ramadan, che quest’anno coincide con agosto. La citta’ di Hama ha un conto in sospeso con il regime dal 1982, quando fu repressa nel sangue una rivolta ispirata dai Fratelli musulmani, movimento al bando in Siria, contro l’allora presidente Hafez al-Assad. Ci furono 20mila morti. Nelle scorse settimane gli ambasciatori di Rancia e Stati Uniti vi sono recati per portare la loro solidarieta’ ai manifestanti.