Un giovane tibetano si e’ ”autoimmolato” dandosi fuoco, portando il totale dei suicidi di protesta contro la Cina a 54, secondo fonti tibetane. Il giovane, Sangay Gyatso, di 27 anni, avrebbe compiuto il suo gesto di protesta davanti al monastero di Dokar, in una zona a popolazione tibetana della provincia cinese del Gansu.

Si tratta della seconda ”autoimmolazione” in tre giorni dopo quella dello scrittore Gudrup, che si e’ dato fuoco il 5 ottobre nella Regione Autonoma del Tibet. La prima ”autoimmolazione” e’ avvenuta nel 2009. Tutte le altre si sono verificate nel 2011 e 2012. Gli autoimmolati, secondo il gruppo Campagna Internazionale per il Tibet, sono in maggioranza monaci e in buona parte provengono dal monastero di Kirti, nella provincia cinese del Sichuan, in una zona che e’ chiusa da anni agli osservatori esterni. Secondo le informazioni che arrivano dalla diaspora tibetana, Sangay Gyatso, padre di due figli, si e’ dato fuoco in segno di protesta contro l’occupazione cinese del Tibet. Sangay si e’ immolato nella regione di Tsoe nella provincia di Amdo, nel Tibet orientale, intorno alle 12 ora locale. Poco prima di darsi fuoco, l’uomo ha gridato slogano contro l’occupazione cinese del Tibet e per il ritorno del Dalai Lama. Nelle foto che sono arrivate ai compagni in esilio e che girano in rete, il corpo del giovane appare completamente bruciato. Il recente meeting dei tibetani in esilio per discutere della crisi in Tibet ha lanciato un forte messaggio di unita’ del popolo tibetano e ha auspicato un ancora maggiore attivismo dei tibetani in esilio. Durante l’incontro e’ stata ribadita la piena responsabilita’ del governo cinese per la perdita di vite umane in Tibet negli ultimi anni in particolare.

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