E’ salito ad almeno 12 il numero degli sherpa morti sull’Everest, travolti da una valanga a 6.200 metri di altitudine, mentre erano impegnati nelle operazioni di preparazione delle vie di salita alla vetta in vista dell’inizio della stagione delle ascese, a fine mese: lo ha annunciato il ministro nepalese per il Turismo, Mohan Krishna Sapkota, secondo cui il bilancio e’ comunque ancora provvisorio. Altre guide risultano infatti disperse mentre sette sono state soccorse, ma tre di loro presentano gravi ferite. Il portavoce dei servizi di emergenza ha riferito che i morti sono 14 e 13 cadaveri sono stati gia’ recuperati. Secondo Elizabeth Hawley, considerata la massima esperta mondiale di alpinismo nell’Hymalaya, si tratta del peggiore incidente di sempre sul cosiddetto tetto del mondo, 8.848 metri. Il precedente primato negativo risaliva al 1996, quando persero la vita otto persone appartenenti a due spedizioni diverse: vicenda immortalata dall’alpinista-scalatore americano Jon Krakauer nel celebre resoconto intitolato ‘Aria sottile’, pubblicato l’anno dopo. Analoga la sciagura avvenuta nel settembre 2012 ma su un’altra montagna della catena asiatica, il Manaslu: i morti allora furono undici, tra cui nove europei. La tragedia e’ avvenuta in una zona chiamata il ‘campo di popcorn’, lungo il percorso che conduce all’insidioso ghiacciaio del Khumbu: gli sherpa stavano dirigendosi a un campo in quota per piantarvi alcune tende, e si erano uniti a un gruppo di turisti stranieri per acclimatarsi. Dalla conquista del picco piu’ elevato del pianeta nel 1953, a opera del neozelandese sir Edmund Hillary e del nepalese Tenzin Norgay, la vittime dell’Everest ammontano a oltre trecento.


 

 

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