«Le aree periferiche e quelle comunque segnate da grande disagio sociale e umano sono letteralmente diventate contenitori di disperazione e di frustrazione degli onesti, che sono tanti, e della sorte di questi onesti pochi si preoccupano. Complessivamente si riducono gli spazi di partecipazione democratica, lo rivela il costo del voto: in questa città il costo del voto varia da 30 a 50 euro, questo dà la misura del valore assegnato alla partecipazione responsabile e alla vita democratica». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo, intervenuto al convegno sulla camorra voluto dall’arcivescovo Mimmo Battaglia. «I diritti fondamentali, la casa, il lavoro, la salute, persino il cibo – ha aggiunto Melillo – dipendono dall’osservanza delle regole di quel ‘sistema’. Qui lo Stato ha spesso solo il volto duro e distaccato della repressione giudiziaria e di polizia, e si accumulano e si stratificano sentimenti di lontananza siderale dalla Repubblica e dalle sue leggi, e si formano autentici blocchi sociali attorno a valori sostitutivi della legge e delle regole della convivenza, si annulla ogni fiducia nella capacità dello Stato di svolgere sia pure banali funzioni di controllo. L’eco di una vicenda come quella del comandante della polizia municipale di Arzano si spiega solo così, come se sia apparso impensabile a una piccola cosca camorristica semplicemente lo svolgimento dopo anni e anni di banali controlli amministrativi».
Gli fa eco il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, intervenuto al convegno sulla camorra voluto dall’arcivescovo don Mimmo Battaglia. «No ai sacramenti per i camorristi, quando sono accertati. È giusto non dare la comunione ai divorziati, ma sarebbe non proporzionato non dare la comunione ai divorziati e dare i sacramenti a chi ha ammazzato, a chi pensa di avere un crocifisso in una mano e la pistola nell’altra». «Io ho parlato dei don Abbondio che ci sono – ha aggiunto Riello citando il suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario – nella chiesa di Marano un don Abbondio ha consentito che per 30 anni ci fossero i quadri donati da Lorenzo Nuvoletta, con la scritta, e lo sanno tutti a Marano che Nuvoletta non è un filosofo emergente. È come se nella chiesa di Corleone ci fosse stata la scritta sotto a un quadro ‘dono di Totò Riina. Però ci sono sacerdoti che hanno perso la vita, don Diana e don Puglisi, tanti eroi. Non vogliamo eroi, ma non possiamo prendere le vittime, i nostri eroi, come paraventi insanguinati. Noi magistrati non ci dobbiamo nascondere dietro Falcone e Borsellino per nascondere i disonesti, la Chiesa non si deve nascondere dietro don Diana per nascondere le proprie pagine negative».