NAPOLI – Negativi i risultati delle analisi effettuate da Goletta Verde di Legambiente per monitorare lo stato di salute del mare campano. Su 20 punti di campionamento, 14 sono risultati “fuori legge” di cui 12 “fortemente inquinati”. Le maggiori criticità sulla costa della provincia di Napoli in cui ricadono ben 7 dei dodici punti fortemente inquinati.

Le aree sono: a Napoli a San Giovanni a Teduccio presso la foce del Volla dove sono stati rilevati, oltre alla presenza di topi, valori di Escherichia Coli talmente alti da essere “non classificabili”; a Pozzuoli presso la foce Licola e in località promontorio di Cuma; a Ercolano presso l’ex Bagno Risorgimento e presso la foce Lagno vesuviano; a Castellammare di Stabia presso la foce del Sarno e sul lungomare comunale presso la spiaggia antistante via Tito. Cinque, invece, le zone critiche in provincia di Salerno: nel Comune salernitano il lungomare Tafuri presso la spiaggia a est della foce dell’Irno; a Battipaglia presso lo scarico Idrovora; a Pontecagnano sulla litoranea Magazzeno; a Capaccio/Eboli presso la foce del Sele; a Castellabate in località Ogliastra Marina. Due le aree critiche nel casertano che, come spiegato, si vanno ad aggiungere alla “già nota” situazione casertana: Mondragone presso la foce Torrente Savone e a Castelvolturno presso la foce Regi Lagni. “Questa situazione – ha detto Stefano Cianfani, vice presidente nazionale di Legambiente – è dovuta a scarichi fognari che a causa dell’assenza di depuratori o al loro cattivo funzionamento finiscono in mare. I dati – ha aggiunto – evidenziano lungo la costa regionale un sistema di depurazione per lo più inefficace sintomo di una politica che fino a oggi ha visto al mare soltanto come una risorsa da sfruttare e in cui riversare ogni genere di rifiuto”. La Campania, secondo l’indagine, anche quest’anno è al primo posto a livello nazionale per numero di reati e illegalità ai danni del mare con 2.387 infrazioni, il 18,2 per cento del totale nazionale. L’indagine di Legambiente è stata realizzata con il contributo del Consorzio obbligatorio degli oli usati.

 

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