NAPOLI – Dalla radio di bordo della nave sequestrata nei mari arabici arriva un primo messaggio di speranza: “Siamo ancorati al largo delle coste somale, l’equipaggio è al sicuro”. Poche parole quelle di Agostino Musumeci, comandante della ‘Enrico Ievoli’, che questa mattina per la prima volta è entrato in contatto con la società di trasporti marittimi proprietaria della nave.

Da tre giorni non é più lui a decidere la rotta dell’imponente petroliera grigia e rossa che solca i mari dell’Africa orientale, ma un gruppo di pirati che ha preso il comando della nave al largo delle coste dell’Oman e l’ha condotta fino alla Somalia. Eppure quelle poche parole sono di conforto per i familiari dell’equipaggio della ‘Ievoli’ che si preparano a un fine anno d’angoscia.

Sono diciotto in tutto a essere in ostaggio, sei gli italiani. Proprio stamattina, assieme all’armatore Domenico Ievoli, i loro parenti sono stati ricevuti all’Unità di crisi della Farnesina. Per tutti le rassicurazioni del capo dell’Unità, Caludio Taffuri, che ha ribadito come le istituzioni stiano operando con il massimo impegno e su tutti i canali disponibili per un esito positivo della vicenda. Parole di conforto che arrivano anche dalla compagnia di trasporti marittimi ‘Marnavi’ di Napoli, proprietaria della nave sequestrata. “Siamo vicini ai familiari dei nostri uomini – dice il vicepresidente della società, Gennaro Ievoli – Ribadiamo che stiamo facendo di tutto per portarli a casa nel più breve tempo possibile e senza neanche un graffio”.

E sul valore che può avere questo primo contatto con l’equipaggio, l’armatore si trincera dietro un rigoroso “No comment”. “E’ ancora impossibile stabilire se queste prime notizie possano farci essere ottimisti – dice Ievoli – Per questioni di riservatezza non posso aggiungere altri dettagli”. L’assalto alla ‘Enrico Ievoli’, che trasporta un carico di soda caustica, è avvenuto tre giorni fa al largo dell’Oman mentre navigava verso il punto d’incontro con un convoglio cinese. Proprio dieci giorni fa invece c’era stato il felice epilogo di un’altra vicenda di pirateria, quella della Savina Caylyn. Con i ventidue uomini dell’equipaggio, cinque italiani, che dopo quasi un anno di prigionia hanno finalmente riabbracciato i loro cari.

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