Stamani in Corte d’Assise presso il Tribunale di Napoli, in un’aula semideserta, è stato il turno della discussione delle Parti Civili costituitesi nel 2011 all’unizio del dibattimento. Dopo la requisitoria fiume nel processo sul disastro ambientale e avvelenamento delle acque (cosiddetto processo Resit) dove è alla sbarra, secondo le accuse della Distrettuale antimafia di Napoli il gotha della monnezzopoli campana, da parte del pubblico Ministero Alessandro Milita e dopo le pesanti richieste di condanna a Gaetano Cerci, Cipriano Chianese, Giulio Facchi e i fratelli Roma, ha meravigliato molto l’assenza dell’avvocato dello Stato, Andrea Rippa, che rappresenta la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Ambiente. Il dibattito sulla Terra dei Fuochi e sulla presunta colpevolezza del “Re di ecomafie” Cipriano Chianese ha occupato una parte consistente dell’informazione a dir poco quotidiana, a volte “sparando” sentenze di condanna talvolta senza cognizione di causa. Ma una verità è emersa fin dalle prime battute del dibattimento presso la V Assise presieduta dalla dott.ssa Adriana Pangia: i cittadini e i media sono e sono stati sempre assenti in questo che può essere definito il piu’ importante processo italiano istruito contro i reati di natura ambientale. Può essere mai possibile e tollerabile un’assenza così importante come quella dell’Avvocato dello Stato durante la requisitoria delle Parti Civile. A dire il vero, a parte i pochi collegi difensivi dei principali imputati di questo processo, gli avvocati di parti civili hanno presieduto pochissime volte le udienze. Nella stragrande maggioranza delle volte si sono limitati alla costituzioni delle parti, abbandonando l’aula immediatamente. Una vergogna nella vergogna. Oggi hanno addirittura presentato la lista delle spese. Qualcuno pagherà per questa straordinaria mancanza?