TORRE ANNUNZIATA – ”La scomparsa di due preziosi reperti romani dal deposito archeologico della villa di Poppea ad Oplontis e’ un fatto di notevole gravita’ che apre scenari inquietanti su come sono custodite le preziose testimonianze archeologiche dell’area vesuviana”. E’ quanto afferma l’architetto Antonio Irlando, responsabile dell’ Osservatorio Patrimonio Culturale, commentando la notizia pubblicata oggi dal quotidiano ‘Metropolis’, e relativa alla denunzia che la soprintendenza archeologica di Pompei ha presentato ai carabinieri del comando di Torre Annunziata per la scomparsa di un’ anforetta e di un candelabro dal deposito degli scavi archeologici della villa di Poppea a Torre Annunziata, episodio sul quale ora indaga la procura della Repubblica.
”I reperti di Oplontis sono un unicum – spiega Antonio Irlando – la loro straordinaria fattura conferma il carattere imperiale di una villa straordinaria, frequentata dall’influente corte di Nerone”. Gli scavi di Oplontis sono composti da due ville romane di notevoli dimensioni, la ‘villa di Poppea’, struttura residenziale che sorgeva lungo la costa vesuviana con decine di ambienti decorati da pregiate pitture e pavimenti in marmo e mosaico e la villa di Crasso, una grandiosa residenza su due livelli, dove insieme a numerosi scheletri furono trovati numerosi preziosi gioielli in oro. ”E’ inammissibile che da oltre trent’anni diverse statue ed oggetti in marmo, tra cui un’originalissima ‘centauressa’, vasellame in terracotta e lucerne – conclude il responsabile di Osservatorio Patrimonio Culturale – siano ammassati in un piccolo magazzino, non visibili al pubblico ed esposti a rischi gravissimi, come questo episodio conferma”.