E’ il giorno del “mea culpa” per i condomini del civico 141 di via Caldieri, a Napoli. Un senso di colpa che, pur non ammesso apertamente, si avverte nell’aria e negli atteggiamenti dei vicini di Chiara, la ragazza di 36 anni segregata dalla madre per almeno 8 anni nell’appartamento al terzo piano del Vomero. Molti continuano ad affermare che di lei non ne sapevano niente: parole a cui è difficile credere, forse pronunciate solo per allontanare i curiosi. Oppure per sopire i sensi di colpa e scaricare su altri le responsabilità di questa triste vicenda. La polizia ha arrestato la madre 69enne della giovane e denunciato altre tre persone: il portiere dello stabile, l’amministratore, e la zia, che abita in una strada vicina a via Caldieri. Gli agenti del commissariato Arenella, guidati dal vice questore Eugenio Marinelli, dovranno ascoltare altre persone, tra cui il fratello di Chiara, che vive fuori regione. Due i quesiti a cui dare una risposta: come mai nessuno si sia mai occupato di lei e soprattutto quali sono le ragioni del suo abbandono. Da ieri, intanto, Chiara è nell’ospedale San Giovanni Bosco dove i medici sono al lavoro per accertare il suo stato di salute, soprattutto quello psicologico. Dagli atti acquisiti non emergono forme di minorazione mentale. Chiara è diplomata e risulta iscritta all’università. Secondo un’ipotesi, lo stato confusionale in cui è stata trovata potrebbe essere frutto dell’assunzione indotta di calmanti. E ciò spiegherebbe il perché della sua mancata ribellione. Ma è tutto da accertare.
“E’ una vicenda che ha dell’incredibile”, dice l’inquilina che abita al secondo piano del palazzo, in un appartamento sottostante alla “prigione” di Chiara. “Mi chiedo come abbiamo fatto, tutti noi, a non accorgerci di questa terribile vicenda”. La signora dice di conoscere le due donne da 13 anni: “Le ho incontrate tempo fa in una riunione di condominio. Chiara mi sembrò una giovane un po’ nervosetta, con dei problemi. La sentivamo spesso litigare. Poi il silenzio”. “Le finestre erano sempre serrate e – continua la signora – pensammo che Chiara non abitasse più in quella casa. La puzza, però, si faceva sempre più insistente. Qualcuno iniziò a lamentarsi con il portiere. Ieri, infine, la triste scoperta”. “Quando la polizia e i vigili del fuoco sono riusciti ad aprire la porta – dice una signora che gestisce un negozio di parrucchiere accanto all’ingresso del palazzo – ce ne siamo accorti tutti a causa dell’odore nauseabondo. Ero convinta che avessero trovato un cadavere”. “Non ne sapevamo niente e io non ho mai sentito cattivo odore, – dice una anziana signora che abita al sesto piano – sono vecchia e a casa io ci arrivo usando l’ascensore”.
“Una volta, però, – ricorda la signora – ho visto la vicina di casa di Chiara lamentarsi della puzza con il portiere dello stabile”. “Sono stupita, – dice la ragazza che lavora nel bar di fronte al palazzo – in questo quartiere abitano persone perbene e istruite. E dire che a Napoli un detto recita: ‘Chi ha la madre è ricco e non lo sa’. Forse per quella ragazza sarebbe stato meglio non averla avuta la madre…”. Il portiere del palazzo, oggi, non si è recato al lavoro. “Il sabato – dice la parrucchiera – il suo turno inizia alle 9 e finisce alle 11”. “Abita lontano, in provincia di Napoli, – incalza uno dei condomini – è successo quello che è successo e forse avrà deciso di restare a casa”. La famiglia di Chiara può considerarsi benestante: l’abitazione di via Caldieri appartiene alla madre la quale, oltre alla sua pensione, probabilmente percepisce anche parte di quella del marito deceduto.