NAPOLI – Accolto dalla Cassazione il ricorso con il quale la Procura di Napoli – nonostante la competenza di quella di Firenze non sia per ora in discussione – ha protestato contro l’ordinanza di scarcerazione del boss di Cosa Nostra Salvatore Riina

(che rimane in carcere per tutte le altre condanne) in relazione al nuovo filone di indagine sulla strage del treno rapido 904 Napoli-Milano del 23 dicembre 1984. La Suprema Corte, infatti, con la sentenza 6240 – depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi il 17 gennaio – ha dato ragione ai pm partenopei Sergio Amato e Paolo Itri che ritenevano che l’ordinanza di carcerazione per Riina, nonostante il Tribunale del riesame di Napoli avesse deciso lo scorso 16 maggio di trasmettere tutti i nuovi elementi acquisiti ai colleghi di Firenze per competenza territoriale, non andasse annullata. Secondo la Cassazione, il Tribunale del riesame doveva limitarsi a trasmettere gli atti ai magistrati fiorentini che, poi, entro venti giorni, avrebbero dovuto convalidare o meno la custodia cautelare del boss che, comunque, non è uscito dal carcere in quanto sta scontando altre condanne all’ergastolo. I supremi giudici hanno apprezzato la “completezza e puntualità argomentativa” dei pm di Napoli ma non hanno potuto entrare nel merito degli argomenti a sostegno della competenza napoletana in questo nuovo filone di inchiesta nato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Luigi Giuliano, Guglielmo Giuliano, Salvatore Giuliano e Salvatore Stolder che si contrappongono a quelle della teste Rosaria Gallinaro. Tuttavia con questa pronuncia i pm di Napoli hanno ottenuto il risultato di evitare la formazione del giudicato cautelare in ordine all’annullamento della misura per Riina e questo potrebbe tornare utile se si aprisse un nuovo round sulla competenza. A Firenze si è celebrato, da tempo, con sentenza divenuta definitiva, il processo nei confronti degli altri responsabili della strage.

 

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