Anche la Procura di Napoli, oltre alla Procura generale, ha deciso di ricorrere per Cassazione contro la sentenza del gup per l’omicidio di Teresa Buonocore, la donna assassinata nel settembre del 2010 per avere denunciato l’uomo che aveva abusato di una delle sue due figlie.

Per il delitto sono stati condannati rispettivamente a 18 anni e 21 anni e quattro mesi di carcere gli esecutori materiali Alberto Amendola e Giuseppe Avolio: processati con rito abbreviato, il gup Umberto Lucarelli ha concesso a entrambi le attenuanti generiche. Proprio questo il punto contestato dal sostituto procuratore generale Donato Ceglie in relazione a tutti e due gli imputati (per il mandante, Enrico Perillo, il processo è in corso con rito ordinario davanti alla III corte d’assise). Il pg aveva presentato ricorso sostenendo che “vi sono nelle motivazioni del giudice di prime cure palesi omissioni, contraddizioni ed errori che impongono l’annullamento della decisione impugnata”. Né Avolio né Amendola, argomenta Ceglie , avevano diritto alla concessione delle attenuanti generiche. Per i pm Graziella Arlomede e Danilo De Simone, invece, è Avolio a non avere diritto alle attenuanti generiche, in particolare perch‚ non ha mai confessato. “La confessione dell’imputato – scrivono i pm – non è mai stata piena ma a più riprese ritrattata, in un continuo tentativo di ridurre il disvalore della propria condotta criminosa, minimizzando il decisivo ruolo assunto al fine della pianificazione e della materiale esecuzione di un efferato delitto motivato da cieca abiezione”. In ogni caso, argomentano ancora i pm, “se per un verso non può ignorarsi l’apporto probatorio inizialmente fornito da Avolio, la corretta applicazione della legge penale impone che la concessione delle circostanze attenuanti generiche possa seguire solo ad una ponderata valutazione di tutte le circostanze del fatto della personalità del prevenuto e della sua condotta processuale, concentrando l’attenzione sulle manifestazioni della personalità del prevenuto successive alla consumazione del reato”. E Avolio, a giudizio dei pm, le attenuanti non le merita: “ha sempre sostenuto di avere avuto un ruolo marginale o quasi inconsapevole, mai espresso rimorso per la propria azione o compassione per il destino della vittima vilmente uccisa e per il destino delle sue giovani figlie”. La Cassazione dovrà dunque esaminare entrambi i ricorsi e pronunciarsi sulle differenti richieste.

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