In un comunicato rilasciato dal Ministero della Giustizia del Sudafrica alle 06.30 si conferma che Oscar Pistorius, come previsto, è ufficialmente da oggi in libertà vigilata e che è stato rilasciato dalla prigione di Atteridgeville, a pochi chilometri dalla capitale Pretoria, dopo aver scontato oltre 6 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata, Reeva Steenkamp. Pistorius si trova già nella lussuosa villa dello zio Arnold Pistorius a Waterkloof, qartiere ricco di Pretoria. Ricordato come “Blade Runner” per le lame che rimpiazzavano i suoi arti inferiori amputati, Pistorius fu il primo atleta disabile a competere in una gara olimpica, a Londra nel 2012. L’ex atleta è stato condannato ad una pena di 13 anni e cinque mesi inflitti nel novembre 2017 al termine di una lunga vicenda giudiziaria. Pistorius avrà l’obbligo di sottostare a tutte le condizioni di libertà vigilata tra cui il divieto di consumare alcolici e di rilasciare interviste ai media. Pistorius, ex paralimpico, è stato giudicato colpevole dell’omicidio della sua fidanzata, Reeva Steenkamp, avvenuto nelle prime ore del giorno di San Valentino del 2013. “Pistorius sarà monitorato fino alla data di scadenza della sua pena, nel 2029. L’elevato profilo pubblico legato a Pistorius non lo rende diverso dagli altri detenuti né giustifica un trattamento incoerente con la legge. Di conseguenza, i dettagli in termini di piani di trasporto e tempi di rilascio non saranno resi pubblici. La divulgazione di tali dettagli può comportare una minaccia alla sicurezza del detenuto e delle altre parti interessate. Le condizioni generali per la libertà vigilata si applicheranno a Pistorius. Per esempio, dovrà sempre trovarsi a casa in determinate ore del giorno. Non potrà consumare alcol e altre sostanze proibite. Sarà inoltre obbligatoria la partecipazione ad altri programmi di riabilitazione”. La madre di Reeva Steenkamp, uccisa da Oscar Pistorius la notte del 14 febbraio 2013, ha commentato il rilascio dal carcere, avvenuto oggi all’alba, dell’ex campione paralimpico omicida, dicendo di star scontando “l’ergastolo” nel suo dolore. Il marito di lei, Barry Steenkamp, è morto lo scorso 14 settembre, “di dolore” per la perdita della figlia, secondo quanto dichiarato da June. “Non ci potrà mai essere giustizia se la persona amata non tornerà mai più, e nessuna permanenza in carcere riporterà indietro Reeva. Noi, che siamo rimasti indietro, siamo quelli che stanno scontando una condanna a vita”, ha detto June nella dichiarazione di venerdì mattina, riportata dagli avvocati della famiglia Steenkamp. June ha sottolineato che lei e suo marito Barry, morto nel settembre dello scorso anno, non sono mai riusciti ad accettare la morte di Reeva e il modo in cui è morta il giorno in cui Pistorius sparò più volte all’allora 29enne attraverso la porta di un bagno nel mezzo della notte. “Il 14 febbraio 2013 è il giorno in cui la vita è cambiata per sempre. Il giorno in cui il Sudafrica ha perso il suo eroe, Oscar Pistorius, e il giorno in cui io e Barry abbiamo perso la nostra preziosa figlia, Reeva, per mano di Oscar”, ha detto. Durante l’udienza per la libertà vigilata di Pistorius, June Steenkamp ha presentato una dichiarazione d’impatto sulla vittima, in cui ha affermato di non credere alla testimonianza del 37enne, secondo cui avrebbe ucciso Reeva credendo erroneamente che fosse un’intruso. June Steenkamp ha detto che le condizioni imposte in carcere a Pistorius – che il dipartimento dei servizi correzionali ha rifiutato di rilasciare nel dettaglio – hanno affermato la loro fiducia nel sistema giudiziario sudafricano. June Steenkamp fa sapere che, “Le condizioni imposte dalla commissione per la libertà vigilata, che includono corsi di gestione dei comportamenti violenti e programmi educativi contro la violenza di genere, inviano un chiaro messaggio che la violenza di genere viene presa sul serio. Con il rilascio di Oscar Pistorius in libertà vigilata, il mio unico desiderio è che mi sia permesso di vivere i miei ultimi anni in pace, concentrandomi sulla Fondazione Reeva Rebecca Steenkamp, per mantenere in vita la memoria di Reeva”.