Manifestazione a Napoli davanti alla sede dell’Inps, in via De Gasperi, per protestare contro l’abolizione del reddito di cittadinanza. Al momento la situazione, sulla quale vigila uno spiegamento di forze dell’ordine, è tranquilla. “Per loro evasione e vitalizi, per noi schiavitù”, Questo lo striscione di Potere al Popolo, che ha organizzato il presidio assieme al sindacato Usb, esposto all’esterno della sede dell’Inps. In piazza, a manifestare, circa 50 persone. Una delegazione dei manifestanti ha incontrato il direttore dell’ufficio Inps di Napoli. Questa è di fatto la prima manifestazione organizzata dopo l’sms che ha annunciato venerdì scorso la cancellazione del sussidio. In piazza tra le 30 e le 50 persone tra aderenti al sindacato Usb e a Potere al Popolo oltre a una serie di percettori del reddito di cittadinanza. A vigilare sulla manifestazione uno spiegamento di forze dell’ordine. Solo in provincia di Napoli sono 21.500 le famiglie che percepivano il reddito. Una delegazione dei manifestanti che questa mattina ha organizzato un presidio contro l’abolizione del reddito di cittadinanza sta incontrando il direttore dell’ufficio Inps di Napoli, in via De Gasperi. Quella di oggi è di fatto la prima manifestazione organizzata dopo l’sms che ha annunciato venerdì scorso la cancellazione del sussidio. Sono in corso contatti tra l’Anci e il ministero del Lavoro per cercare di risolvere alcuni problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui viene revocato il Reddito di cittadinanza e l’effettiva verifica sugli aventi diritto (il cui termine ultimo è dicembre): in diversi casi il Reddito potrebbe quindi essere revocato e poi riattribuito. È quanto si apprende dall’Anci. L’Inps non avrebbe inoltre potuto mettere a disposizione tutti i dati dei beneficiari e ciò ha creato difficoltà ai Comuni nel redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili. Persone con dipendenze, donne vittime di violenza, persone i carico ai servizi psichiatrici: sono alcune delle tipologie che rientreranno tra quelle che potranno continuare a percepire il Reddito di cittadinanza fino a fine 2023 e poi chiedere dal 2024 l’Assegno di inclusione sociale. E’ quanto prevede la legge sulle nuove misure contro la povertà ma l’elenco completo dovrebbe essere contenuto nel decreto attuativo della legge che non è ancora uscito. Resta il problema del termine per la presa in carico da parte dei servizi sociali che è stato spostato dal 30 giugno al 31 ottobre creando un possibile un buco nel quale le famiglie potranno restare senza sussidio in attesa di essere prese in carico dai servizi sociali. Secondo la legge oltre alle famiglie che hanno un componente minore, disabili o over 60 – spiega il ministero del Lavoro nelle slide di spiegazione della nuova normativa – “potranno continuare ad usufruire del Reddito di cittadinanza fino a fine 2023 i nuclei con componenti in condizioni di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione. “Sono da considerarsi in condizioni di svantaggio, ad esempio, spiega il ministero, le persone in carico ai servizi per le persone con disabilità, le persone in carico ai servizi per le dipendenze le persone in carico ai servizi per le donne vittime di violenza, le persone in carico ai servizi psicologici per la salute della persona, le persone in carico ai servizi per le malattie psichiatriche le persone senza fissa dimora, le quali versino in una condizione di povertà tale da non poter reperire e mantenere un’abitazione in autonomia e in carico ai servizi sociali territoriali”.

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