Ha costretto la sua fidanzata a subire atti sessuali, e per umiliarla l’ha obbligata a subire le violenze pretendendo che la finestra dell’abitazione restasse aperta affinché ” gli estranei potessero assistere”. Non solo. Per i pm, l’avrebbe aggredita e strattonata, tirandole i capelli e sferrandole calci che le hanno causato lesioni, tra cui una contusione del setto nasale e un trauma cranico. E poi le frasi urlate contro di lei: ” se mi fai passare i guai ti faccio sparire” oppure ” te la farò pagare”, condite da insulti sessisti. Con queste accuse un 43enne romano, uno steward, addetto alla sicurezza di eventi sportivi e concerti, sottoposto a divieto di avvicinamento è finito a processo. I reati contestati dalla Procura capitolina sono violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni. Quest’ultime andate in parte prescritte. ” Maltrattava la compagna sottoponendola ad atti di violenza fisica, morale e psicologica – si legge nel capo d’imputazione – colpendola, umiliandola e offendendola, inveendo contro di lei e lanciandole oggetti”. Si tratta di fatti che, secondo il tribunale, sono avvenuti nella zona di Vitinia dal 2014 al 2016. Tra il 2 settembre e il 6 settembre 2016, in particolare, l’avrebbe seguita e minacciata. Per il legale del 43enne, l’avvocato Massimo Titi, la vittima avrebbe invece continuato a cercare l’uomo anche dopo il divieto di avvicinamento: “lei lo andava a cercare a casa, in palestra e a lavoro “, è stata la tesi difensiva. Secondo l’avvocato ci sarebbero incongruenze nel racconto della vittima e sarebbero dimostrate da dodici esposti dell’uomo presentati alle forze dell’ordine tra il novembre 2016 e il gennaio 2018. Ieri mattina i giudici – dopo la richiesta del pm, la ricostruzione del legale di parte civile e l’arringa dell’avvocato difensore – si sono riuniti in camera di consiglio per prendere la decisione. Il verdetto del collegio di primo grado è giunto intorno all’ora di pranzo: per l’uomo è arrivata a una sentenza di condanna a sei anni.