Nove immigrati albanesi e romeni sono stati arrestati dai carabinieri, che hanno sgominato due bande che sfruttavano giovanissime prostitute provenienti dalla Romania. Per altri sei componenti delle due organizzazioni, che si dividevano il territorio tra Eboli e Battipaglia, è stato disposto l’ obbligo di dimora. Le accuse per tutti gli indagati sono di concorso in sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, lesioni personali e tentato sequestro di persona. Gli arresti di stamattina, eseguiti dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Salerno e dal Ros con il supporto di un elicottero dell’ Elinucleo di Pontecagnano, seguono l’ operazione scattata il 4 ottobre dopo l’ aggressione a due giovani che si erano appartati in auto a Lido Lago, di Battipaglia. Il giovane, Natalino Migliaro, 30 anni, era morto il 12 dicembre in seguito alle lesioni riportate. . “Al momento – ha detto in una conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Salerno, Corrado Lembo – non possiamo affermare con certezza che si tratti di un episodio collegato alle due bande ma stiamo lavorando per appurare se ci siano, come crediamo, collegamenti diretti”. Nella zona di operazioni delle bande di albanesi e romeni sono avvenuti vari episodi di violenza inaudita. Il 3 settembre 2014, ad un altro giovane, che si era appartato con una donna nella zona della Spineta – ha aggiunto Lembo – è stata addirittura tagliata la lingua. Una prostituta romena era stata rapinata ed aveva subito l’incendio dell’ auto, un’altra era stata aggredita. Le due bande collaboravano tra loro, nel rispetto delle zone di cui si erano impossessate: gli sfruttatori romeni gestivano il tratto di via Idrovora, mentre gli albanesi controllavano il tratto compreso tra contrada Spineta e il ponte della località Lido Lago. “Le due zone – ha detto il vicecomandante del Ros, Roberto Pugnetti – erano in mano alla criminalità straniera. Gli italiani avevano un ruolo logistico e provvedevano ad accompagnare le prostitute, a procurare bevande, cibo e profilattici, o assistenza in caso di soggetti che intimorivano le donne, oltre a segnalare la presenza in zona delle forze di polizia”. Nelle intercettazioni le donne romene venivano indicate con appellativi come “pezza”, “cagna”, “maledetta”, “morta”. Alcuni degli sfruttatori utilizzavano i social network per pubblicizzare le “specialità” praticate.