Il responsabile del cimitero blocca la tumulazione di un’anziana, costringendo i figli ad aspettare oltre tre ore prima di essere autorizzati a deporre la salma della mamma in quella stessa nicchia dove sono già custodite le spoglie del marito. Il motivo? Il numero del loculo non corrisponde a quello indicato nell’atto di concessione. Protagonisti della paradossale vicenda, tre cinquantenni di Nocera Inferiore, due sorelle ed un fratello, che hanno dovuto minacciare querela per garantire alla propria mamma il diritto alla sepoltura. Ci son volute, però, oltre tre ore per chiarire l’equivoco e provare che quel loculo contrassegnato con il numero 74, nella cappella di San Gioacchino, era proprio quello che anni prima la stessa defunta aveva avuto in concessione dalla chiesa di San Matteo. In attesa che la questione si risolvesse, con i figli della donna costretti a fare la spola tra gli uffici comunali e la chiesa proprietaria della cappella alla ricerca di qualcuno che garantisse la legittimità di utilizzo della nicchia, autorizzando la tumulazione, la salma dell’anziana, deceduta all’alba di sabato e trasferita il giorno dopo al cimitero, è rimasta per oltre tre ore in mostra, nella bara scoperta, nella sala mortuaria, tra l’incredulità dei parenti accorsi tutti, puntuali, alle 8 per assistere alla tumulazione.
L’aspetto più grottesco della vicenda è che sulla lapide in marmo del loculo n.74 era scolpito il nome ed il cognome del marito della defunta, morto oltre venti anni fa. Le sue spoglie sono custodite in quella nicchia dal 2007, anno in cui la famiglia lo acquisì in concessione. I familiari hanno mostrato al responsabile del cimitero anche il contratto di concessione del loculo, con tanto di firme apposte in calce, sia del referente della chiesa proprietaria della nicchia sia della defunta, che risultava concessionaria, insieme alla figlia, anche di un altro loculo nella stessa cappella. Eppure, a detta del responsabile del cimitero, la tumulazione non poteva essere autorizzata perché sul contratto mostrato il numero del loculo acquisito in concessione era diverso da quello in cui erano custodite le spoglie del marito della defunta. Nessuno, insomma, sembrava intenzionato ad accollarsi la responsabilità di autorizzare la tumulazione, né il responsabile del cimitero, né il prete della chiesta di San Matteo, per il quale erano stati già espletati tutti gli adempimenti necessari per autorizzare la procedura. L’inghippo è emerso dopo oltre tre ore, quando è stato accertato che i numeri di tutti loculi presenti nella cappella di San Gioacchino erano stati in realtà cambiati alcuni anni prima.