Il livello di allerta è salito. In modo preoccupante. Non basta la protezione solo a lui. Anche la moglie e le figlie hanno bisogno di essere guardate a vista. Potrebbero essere in pericolo. Il Ministero dell’Interno ha disposto la scorta anche per la famiglia di Marcello De Rosa. Il sindaco di Casapesenna è già scortato da diversi mesi. Nel novembre 2014 ebbe un primo avvertimento. Quattro banditi con il volto coperto fecero irruzione nella sua abitazione. Sequestrarono sei persone, tra cui la consorte e le sue due figliolette. E minacciarono di morte il primo cittadino. Sia per questo che per aver denunciato e fatto arrestare otto estorsori, ai tempi in cui era imprenditore, gli fu assegnata la scorta. Gli inquirenti gli proposero anche di aderire al programma di protezione. Ma lui rifiutò. Era a un bivio: lasciare il suo paese oppure restare in trincea per battersi per il cambiamento di un territorio per troppi anni nella morsa della camorra. Scelse di non gettare la spugna per proseguire sul cammino della legalità e della trasparenza. Da quando è sindaco l’amministrazione comunale ha adottato provvedimenti drastici e inequivocabili. In primis, l’ordinanza di demolizione di un immobile di proprietà della famiglia di Michele Zagaria, il superboss dei Casalesi arrestato dopo 14 anni di latitanza. Poi il riutilizzo sociale dei beni confiscati ai clan. E inoltre il nuovo servizio di trasporto funebre che sottrae alle cosche il “controllo” di un settore che ha sempre fruttato tantissimo. De Rosa si era schierato accanto allo Stato già da “semplice” cittadino. Come imprenditore si era ribellato al racket. Un modo di essere e agire che ha traferito nell’azione amministrativa. Ora lo Stato gli dà un altro segnale di vicinanza con la scorta anche per la moglie e le figlie. Fare il sindaco a Casapesenna è molto più rischioso che in altre parti. De Rosa sta lottando proprio perché non sia più così.

Mario De Michele

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