AGROPOLI – Truffa ai danni dello Stato nel Cilento: sequestrati beni per un milione e 200 mila euro. A scoprire la truffa sono stati gli uomini della Guardia di Finanza di Agropoli coordinati dalla procura della Repubblica di Salerno. Le indagini, scattate nel 2010,
si sono incentrate su sette imprese impegnate nel settore della ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, le venti persone coinvolte nella truffa tra il 2005 e il 2008 avrebbero ottenuto indebitamente finanziamenti bancari garantiti dallo Stato per l’acquisto di beni strumentali da impiegare nel settore della ristorazione. In realtà, le operazioni erano del tutto fittizie, giustificate cartolarmente da fatture di operazioni inesistenti emesse da due società riconducibili al principale indagato. Le indagini hanno anche accertato che alcune delle imprese compiacenti, che simulavano l’acquisto dei beni tramite fatture false ed ottenendo in questo modo finanziamenti bancari, erano vere e proprie “scatole vuote”. Le imprese compiacenti, dopo aver ottenuto i prestiti, non avevano comunque onorato il pagamento delle rate successive, e di conseguenza le banche interessate ai prestiti si sono rivalse della garanzia pubblica con un danno per le casse dello Stato di 3 milioni e 400mila euro. Sono così scattate le denunce ai danni di venti persone, con l’accusa, tra l’altro, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode fiscale, ‘omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali e falso materiale ed ideologico in atti pubblici. Insieme alle denunce e’ scattato anche il sequestro ‘per equivalente’ di due appartamenti e cinque terreni localizzati ad Agropoli e Castellabate, nel Cilento, di due quote societarie di controllo in imprese attive nel settore della distribuzione di prodotti alimentari, con sede nella zona industriale di Salerno, e di una autovettura, per un valore complessivo di oltre 1,2 milioni di euro. Sono state infine eseguite sette verifiche fiscali nei confronti delle sette imprese a Salerno, Agropoli, Capaccio, Campagna, Battipaglia, Angri e Verona, in seguito alle quali sono state contestate l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sono state recuperate a tassazione i proventi illeciti degli indagati per effetto dell’ottenimento degli indebiti finanziamenti pubblici, con la complessiva emersione di maggiore base imponibile ai fini delle imposte sui redditi per oltre 5 milioni di euro ed il recupero a tassazione di Iva per oltre 1 milione di euro.