Arresti domiciliari per tifosi della Nocerina che il 10 novembre del 2013 determinarono la sospensione dell’incontro Salernitana-Nocerina. La decisione è stata presa dal Tribunale del Riesame di Salerno che ha parzialmente accolto il ricorso presentato dalla procura dopo che il Gip aveva rigettato la richiesta di applicazione di misure cautelari nei confronti di 23 tifosi. Le indagini della Polizia di Stato avevano accertato che quel 10 novembre i tifosi della Nocerina arrivarono in massa davanti al Park Hotel di San Severino, dove la squadra era in ritiro prima della partita, con l’obiettivo di obbligare i giocatori a non disputare l’incontro con la Salernitana. Se l’avessero fatto, secondo le indagini, ci sarebbero state ritorsioni nei loro confronti. Alla fine le squadre scesero in campo ma dopo soli 20 minuti la partita fu sospesa: i giocatori della Nocerina simularono una serie di infortuni che portarono l’arbitro, dopo le tre sostituzioni consentite dal regolamento, a decidere la sospensione dell’incontro. Pur ritenendo fondate le accuse nei loro confronti, il Gip di Salerno non ha accolto la richiesta di misure cautelari avanzata dalla procura non ritenendo possibile la reiterazione del reato poiché la Nocerina in seguito alla vicenda è stata espulsa dai campionati professionistici. Completamente opposta, invece, la lettura del Riesame che ha ritenuto almeno 9 indagati comunque pericolosi e ha disposto nei loro confronti gli arresti domiciliari. “I fatti che hanno determinato la sospensione di Salernitana-Nocerina – si legge infatti nel provvedimento – rappresentano l’espressione più evidente del livello di capacità a delinquere alla quale alcune frange più oltranziste delle tifoserie organizzate sono giunte, comportando una sostanziale presa in ostaggio del sistema calcio, del tutto coartato dalla volontà di individui spesso provenienti da ambienti malavitosi e quindi particolarmente pericolosi”. Si tratta, dice ancora il Riesame, di “dati espressivi della pericolosità generica degli indagati”. E dunque, “chiunque è capace di organizzare, gestire, coordinare, assumere ruoli di primaria importanza in azioni di tale rilievo per il turbamento dell’ordine pubblico” è anche “concretamente in grado, avendone l’occasione nella vita quotidiana, di risolvere mediante la commissione di reati della stessa specie di quelli per i quali si procede, le controversie che ne dovessero ostacolare la propria esistenza”.