È arrivata la sentenza di condanna di terzo grado per Vincenzo Galdoporpora, il 29enne di Capaccio Paestum responsabile dell’omicidio di Francesco De Santi, pizzaiolo di 33 anni. La Cassazione ha confermato la pena a 16 anni di carcere. L’omicidio risale al 27 ottobre 2019. De Santi fu colpito da quattro coltellate, l’ultima, fatale, al cuore. Galdoporpora, aveva già colpito la vittima alla schiena, sotto l’ascella e a un braccio, con il quale, probabilmente, aveva cercato di ripararsi dalla furia del suo assassino. La violenta lite avvenne davanti a un locale in località Torre di Mare. Francesco De Santi ed Enzo Galdoporpora, «‘o brasiliano», si incontrarono al bar Budda ed iniziarono a litigare fino ad arrivare allo scontro fisico. La discussione era iniziata a causa di una vecchia aggressione compiuta da Galdoporpora alcuni mesi addietro contro un altro ragazzo. Quella sera, dopo essere stati divisi dagli altri ragazzi presenti, Galdoporpora andò via e la cosa sembrava essere finita lì. Invece dopo un po’ di tempo è ritornato, ha tirato fuori un coltello e ha colpito Francesco De Santi quattro volte. La ferita al braccio fu indicativa del fatto che la vittima aveva cercato di difendersi, di fermare il suo aggressore, prima che gli sferrasse l’ultimo, fatale, fendente al cuore. L’assassino aveva tirato fuori il coltello, prendendo alla sprovvista Francesco De Santi, che non ebbe nemmeno il tempo di difendersi. Successiva la decisione di Galdoporpora di presentarsi ai carabinieri e confessare l’omicidio. Ora a poco più di tre anni dall’omicidio, i giudici della Suprema Corte hanno legittimato, anche nel merito, la sentenza di condanna emessa il 24 maggio 2022 dalla Corte d’Assise d’Appello di Salerno, scrivendo di fatto la parola fine al processo ed alla tragica vicenda, che scosse la comunità capaccese. In primo grado con rito abbreviato, Galdoporpora era stato condannato a 20 anni di reclusione, dieci in meno rispetto a quelli chiesti dalla Procura della Repubblica di Salerno. Per Enzo ‘o brasiliano, durante il processo sono cadute le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e l’aver commesso il fatto seppur sottoposto a regime di sorveglianza speciale. In Appello, il suo legale, l’avvocato Marcello Nese era riuscito ad ottenere uno sconto di pena di 4 anni. Condanna confermata ora in terzo grado. Il 29enne prima rinchiuso a Fuorni e poi trasferito a Poggioreale è attualmente detenuto nel carcere di Opera a Milano.