Tina Sgarbini, uccisa all’interno del suo appartamento al primo piano di uno stabile di Montecorvino Rovella (Salerno), è morta per “asfissia meccanica esterna”. Lo dichiara all’Ansa il medico legale Marina D’Aniello, che ha eseguito un primo esame esterno del cadavere: “Potrebbe essere stata strangolata o potrebbe esserle stato messo qualcosa in bocca, ma siamo nel campo delle ipotesi. Le certezze le avremo dopo l’autopsia”. Da ieri la salma si trova all’ospedale di Eboli, dove sarà svolto l’esame autoptico. Per la morte della donna è indagato l’ex compagno Christian Persico, posto in stato di fermo e trasferito in carcere, che non ha risposto alle domande dei magistrati. “Si è avvalso della facoltà di non rispondere” racconta il suo avvocato, Michele Gallo, di Altavilla Silentina. “Mi è parso tranquillo e abbastanza lucido – aggiunge il legale -. Gli ho spiegato quali sono i suoi diritti e facoltà com’è giusto che un difensore faccia. Poi vedremo come si evolverà la situazione. Stanotte ancora non avevo avuto neanche il provvedimento. Dovrebbe esserci lo stato di fermo ma a parte questo, aspetto di visionare tutto nel dettaglio”.
Persico è stato catturato nella serata di sabato dopo una lunga giornata di ricerche da parte delle forze dell’ordine, messe in allarme dai parenti dello stesso indagato che non riuscivano a contattare né lui né la vittima. Fonti vicine all’inchiesta avrebbero confermato che il fermato ha lasciato un biglietto nel quale, tra l’altro, manifestava la volontà di suicidarsi. Si è anche detto che nel biglietto l’uomo si rivolgerebbe alla madre ammettendo di aver fatto una cavolata. L’avvocato non si sbilancia. “Ho saputo che si parla di questo biglietto. Ma io non ne so nulla. Non ho alcuna certezza se esista o meno e sull’eventuale contenuto dello stesso”.












