Per il saluto romano va contestata la legge Scelba sull’apologia del fascismo e in particolare l’articolo 5. E’ la decisione delle sezioni unite della Cassazione che hanno disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una commemorazione del 2016 a Milano per Sergio Ramelli, il giovane militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975. In mattinata l’avvocato generale e pg di Cassazione Pietro Gaeta aveva sostenuto che “il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della ‘legge Mancino’ quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”. Le Sezioni Unite della Suprema Corte erano chiamate ad affrontare la questione dopo che la prima sezione penale aveva trasmesso, nel settembre scorso, atti al fine di sciogliere un nodo interpretativo sul saluto fascista. Nelle informazioni provvisorie la Suprema Corte afferma che “la ‘chiamata del presente’ o ‘saluto romano’ è un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista, integra il delitto previsto dall’articolo 5 delle Scelba, ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”. I giudici, inoltre, ritengono che “a determinate condizioni può configurarsi” anche la violazione della legge Mancino’ che vieta “manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. I due delitti possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge”. “Da avvocato il presidente aveva dichiarato che “attendeva con interesse di conoscere l’esito della imminente decisione a sezione riunite della Cassazione” perché riteneva “occorresse chiarezza”. Oggi non parla e si limita a far sapere che la decisione della Cassazione che annulla la sentenza della corte di appello e dispone nuovo processo “si commenta da sola””. E’ quanto si apprende da fonti vicine al presidente del Senato Ignazio La Russa sulla decisione delle sezioni unite della Cassazione che hanno disposto un processo di appello bis per 8 militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto durante una commemorazione a Milano nel 2016 per Sergio Ramelli. “In attesa di leggere le motivazioni, la decisione della Cassazione può essere riassunta così: perché il saluto romano costituisca reato per la legge Scelba deve essere associato alla sussistenza del pericolo concreto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e, a determinate condizioni, il ‘saluto fascista’ può integrare il delitto previsto dal decreto Mancino. I due reati possono concorrere e ciò significa che con lo stesso gesto possono essere violate sia la legge Scelba che il decreto Mancino”. Così l’avvocato Francesco Romeo commenta la decisione delle Sezioni Unite della Suprema Corte. “Alla luce di quanto premesso – aggiunge – la sentenza di Milano è stata annullata per difetto di motivazione, nel nuovo giudizio di appello si dovrà valutare se si siano verificate quelle condizioni per le quali, secondo le sezioni unite, il saluto romano costituisce reato secondo l’art. 2 del decreto Mancino”. “E’ una presa di posizione molto significativa assunta al massimo livello possibile, cioè dalle Sezioni unite della Cassazione”. A dirlo l’avvocato Emilio Ricci, vice presidente dell’Anpi, in merito alla decisione sul saluto romano. “E’ molto importante perché fa chiarezza su questi profili che da tempo abbiamo segnalato – ha aggiunto – Adesso vengono stabiliti alcuni criteri fondamentali che distinguono i saluti romani come espressione individuale da quelli di carattere generale con più persone che richiamo tutti i segni e rituali di tipo fascista e che possono essere letti come ricostituzione del partito fascista”. Per Ricci è “ancor più importante per quanto riguarda il recente caso di Acca Larentia su cui l’Anpi ha presentato un esposto-denuncia. L’augurio – ha concluso – è che la Procura proceda, per i responsabili, per violazione della legge Scelba e Mancino”. “Certo, continueremo a fare il saluto romano”. Così il portavoce di Casapound, Luca Marsella, commenta la decisione della Cassazione di sanzionare il gesto fascista in base alla legge Scelba. “Come già ribadito – aggiunge -, noi continueremo a organizzare e a presenziare Acca Larentia”.