AVERSA – Prima prova di lezione di recitazione fatta a “Fuori di zucca” nell’ex manicomio d’Aversa il 13 novembre alle 11,30, per gli alunni del 1° e 2° liceo scientifico di Trentola-Ducenta della prof.ssa Margherita Sagnibene, tenuta da Giuseppe De Chiara, drammaturgo e insegnante di recitazione.

Un gioco, un puro divertissement, dove i ragazzi si cimenteranno in due autori della tradizione italiana e napoletana: Raffaele Viviani e Carlo Goldoni. Per i maschietti ci sarà il pezzo di Raffaele Viviani, il personaggio dello strillone che nato come macchietta per l’avanspettacolo sarà poi da Viviani trasposta nella sua prima opera Il vicolo ‘O vico. Un pezzo divertentissimo di un ritmo e di una velocità scatenata ma di un valore di contemporaneità tutto novecentesco. Siamo nel 1917 anno in cui, secondo Hobswann, il XX secolo è appena cominciato con la prima guerra mondiale 1914 e con la rivoluzione d’ottobre del 1917, ma secolo in cui Viviani c’è già entrato dentro alla grande, un pezzo dove lo strillone ha questa vita frenetica perché la notizia è merce con una sua data di scadenza da doversi vendere in tutta la sua immediatezza, esagerando o stravolgendola per attrarre la curiosità del suo potenziale consumatore.

Ma un pezzo anche profetico dove Viviani farà la sua profezia dello scoppio della II guerra mondiale che stravolgerà la società dei consumi (mo aspetto ca vene n’ata guerra pe me putè fa pure l’automobile). Il secondo è invece La locandiera di Carlo Goldoni, il monologo di Mirandolina. Potrebbe sembrare di essere ancora nella commedia dell’arte ma siamo in piena commedia borghese, per quanto Goldoni possa esserne o meno cosciente, ma ci vuole poco nel’interpretazione per oscillare dall’uno all’altro senso. Una smorfietta in più o in meno, un movimento in più o in meno, o altre cose di questo genere, ed abbiamo travalicato il confine, ed è molto semplice perché siamo sempre all’interno di un teatro comico dove il pubblico, pagante, non deve annoiarsi e dove a recitarlo sono sempre i comici della commedia dell’arte e dove a fruirlo è un pubblico borghese ma anche aristocratico tra cui vige il potere indiscusso del maschio.

Mirandolina non solo è una borghese ma anche una donna che vive del suo proprio lavoro basato sulla proprietà della sua locanda e che sotto di sé ha un uomo che innamorato di lei fa tutti i servizi più umili ed è il tuttofare dell’albergo. Un pezzo che vive in un multiplo gioco di specchi.

 

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