Una raccolta di poesie suggestiva che viene dal passato quella di Giovannino Russo, giunta nelle librerie grazie ad una lunga e meticolosa ricerca dell’ingegner Pasquale Russo, che di suo padre aveva conservato appunti, composizioni poetiche e ricordi. Cinquant’anni fa Giovannino Russo, maresciallo comandante della Guardia di Finanza prima di passare agli impieghi civili, salutava la vita nella notte tra il 21 e 22 ottobre. Di lui e del suo animo sensibile restavano poesie e scritti nati dalla sua penna giovanile, trascorsa tra conflitti militari e lontananza da casa: San Nicola la Strada, la città nella quale era nato unitamente ai suoi fratelli Francesco, Angelo e Teresa; prima di trasferirsi a Casagiove con l’amata consorte Teresa. “Versi – scriveva lo stesso poeta -, scritti per sfogo personale e dedicati a coloro che amano la verità e nutrono il sentimento di fede per il buon Dio”. E ancora: “Non sono un dotto negli studi classici, né frequentai l’università, però di versi me ne intendo anch’io…”. Ed allora ecco la poesia dedicata alla sua città natale: San Nicola la Strada, o quelle ai figli (Nicola, Pasquale e Mina), all’adorata moglie e a Dio. Già Dio, un tema molto ricorrente quello del rapporto con il Signore negli scritti di Russo (A Cristo vero Dio, La Fiducia in Dio o, ancora, La preghiera), a dimostrazione di quanto la fede rappresentasse un rifugio ultimo e sicuro nella vita dell’autore. E poi l’innocenza, l’ipocrisia, la solitudine e gli omaggi a Leopardi e Danti, due solidi punti di riferimento per Giovanni Russo, a dimostrazione della sua vasta cultura classica fatta di centinaia e centinaia di libri letti. “Se questi mieti versi dovessero mai uscire dalla cerchia degli amici…” scriveva evidenziando che non erano stati scritti per il pubblico. Ma mezzo secolo dopo aver salutato la vita eccoli quei versi, racchiusi in un elegante volume, con prefazione del professor Egidio Sibillo: 49 poesia dalle quali traspare tutta la profondità e la padronanza di questo poeta del cuore. In ‘Sprazzi di Luce’, presenti anche alcuni manoscritti pazientemente conservati dall’ingegner Pasquale Russo, che per mezzo secolo ha custodito quanto letterariamente prodotto da suo padre in gioventù. “Un autore – scrive il professor Sibillo nella prefazione -, che ha sentito il bisogno di fermare nei versi la sua visione del mondo”. Versi veri e puliti quelli di Giovannino Russo, che arrivano da un passato fatto di miseria, arretratezza ma buoni sentimenti. E ben vengano in un mondo sempre di più contrassegnato da egoismi che potrebbero costarci molto.