NAPOLI – L’altro volto di Renato Carosone quando, abbandonato il palcoscenico, decise di dedicarsi alla pittura. E’ stata inaugurata oggi a Napoli la mostra dedicata all’artista napoletano: i quadri, esposti al Maschio Angioino, esprimono lo studio sulle forme e gli stili che influenzarono maggiormente l’artista.
A dieci anni dalla scomparsa il Premio dedicato a Renato Carosone si fa in due: da un lato una personale di 51 opere di diversi periodi, dall’altro il gran gala’ musicale che si terra’ il 14 dicembre al Teatro Augusteo di Napoli. La mostra aperta al pubblico oggi alla presenza del figlio del maestro Carosone, Pino, e del musicista Stefano Bollani, e’ un percorso che parte dagli anni sessanta fino agli ultimi anni di vita dell’artista. ”Ritiratosi dal palcoscenico all’inizio degli anni sessanta – spiega il figlio Pino – mio padre continuo’ a studiare musica ma a questa affianco’ un corso di disegno che seguivo anche io a Milano. Da allora non ha mai smesso di dipingere ed ha attraversato diversi periodi, dal cubismo all’astrattismo fino ai tratti della pittura africana”. L’esperienza in Etiopia che Carosone ebbe in giovane eta’, quando fu ingaggiato da una compagnia napoletana, si ritrova in molti dipinti dell’ultimo periodo della sua vita con colori intensi e forme meno geometriche. Uno dei primi visitatori della mostra di Carosone e’ stato il musicista Stefano Bollani che fin da bambino ascoltava e cantava le canzoni del maestro di ”Pianofortissimo”. ”A 11 anni inviai una registrazione su cassetta al maestro Carosone – racconta Bollani – poco tempo dopo ebbi una sua risposta. In quella cassetta cantavo, a volte senza capire neanche le parole, le sue canzoni in napoletano. Lui mi scrisse dicendomi di dedicarmi al blues. All’epoca ero un bambino ma si puo’ dire che dal blues al jazz il passo e’ stato breve. Carosone ha contato molto nella mia carriera di musicista, volevo essere come lui, cantante, musicista, autore, uomo da palcoscenico”. Le opere esposte provengono dalla collezione di famiglia di Renato Carosone e raccontano le radici dell’artista, la sua esperienza di musicista, ma sicuramente rappresentano un momento separato dalla carriera di cantautore. Lo stesso Carosone raccontava in una sua autobiografia che quando il figlio si iscrisse al corso di disegno lui non esito’ a seguirlo. ”Inizio’ cosi’ – scriveva Carosone – la seconda importante esperienza artistica della mia vita. Capii subito che pittura e musica vivono sotto le stesse leggi”. La mostra restera’ aperta al pubblico fino al 7 gennaio nella Sala della Loggia al Maschio Angioino.