NAPOLI – Sarà il debutto partenopeo di Ione ilarotragedia da Euripide, programmato per sabato 25 agosto 2012 alle ore 21.30, a chiudere il sipario sulla rassegna Teatri di Pietra in Campania 2012, nell’affascinante sito di Villa Imperiale Pausilypon a Napoli.
Presentato da Arpa/MDA Produzioni e interpretato da Ernesto Lama, Stefano Annoni, Gianna Beduschi, Giuseppe Bersani, Elisa Di Dio, Gioia Guida, Cinzia Maccagnano, Carlo Vitale, Sebastiano Tringali, Ione è una sorta di tragicommedia a lieto fine ante litteram, un filone che pare essere stato inventato dallo stesso Euripide L’adattamento e la drammaturgia sono a cura di Aurelio Gatti e Sebastiano Tringali, le musiche di scena e la fisarmonica di Marcello Fiorini, i costumi di Elena Penello, le luci di Stefano Stacchini, la scena di Capannone Moliere, per la regia e coreografia di Aurelio Gatti. Nello Ione, una tragedia probabilmente rappresentata nella penultima decade del V sec. a.C., Euripide porta sulla scena, e risolve positivamente, l’eterno dramma dell’uomo alla ricerca di quei vincoli di sangue, che né il tempo né le distanze possono rimuovere o spezzare. Ione, come Elena, appartiene ai cosiddetti “drammi del caso”, in cui i destini umani sono affidati non a un provvidenziale intervento divino, ma a un ceco moto d’eventi che, ostacolando, mutando e deviando i progetti e le azioni degli uomini, fa scaturire dai loro cuori e dalle loro menti una complessa, contraddittoria e molteplice umanità. La vicenda ruota intorno ad un bambino abbandonato in una grotta, una madre tormentata dai rimorsi, un riconoscimento con lieto fine dopo molte peripezie, che comprendono un finto riconoscimento, una trama omicida e un tentativo di linciaggio. Lo Ione è il più antico esempio di dramma a intreccio del teatro europeo. Più che una tragedia è una tragicommedia, tutta giocata sugli equivoci dell’identità e percorsa da un’ironia sottile, che rende i suoi personaggi degli eroi minuscoli, incapsulati nel loro inconsapevole gioco delle parti, ma alla fine riscattati dai capricci del destino. Nonostante il lieto fine, ciò che scaturisce da questa tragedia dell’estrema maturità di Euripide è un angoscioso senso di debolezza e di precarietà della condizione umana, sottratta sia a un disegno provvidenziale divino sia al dominio della ragione. Un finale propiziato dal caso, che coinvolge tutti i personaggi: Ione, il Coro delle serve di Creusa, Creusa, Xuto, il Vecchio, il Servo di Creusa, la Pizia e gli Dei chiamati Ermes e Atena e l’evocato Apollo. Ogni fatto dimostra, tragicamente, come l’uomo sia “pupazzo” in balia di un destino, cui gli stessi Dei possono solo assistere.