NAPOLI – Non ci sono dubbi su cosa sia il “barocco contemporaneo” per la giovane Compagnia degli Scarti e ne è prova il sottotitolo – Pergolesi was a fuckin rockstar – a “La Serva Padrona”, in scena in forma di studio per confrontarsi su un lavoro che parte da una riflessione intorno al tema del potere, già avviata con il precedente lavoro “Ubu Rex”, che ha dato estrema visibilità alla compagnia con il debutto a Kilowatt Festival e la ripresa al PimOff di Milano.
Al centro della ricerca degli Scarti c’è il famoso intermezzo comico di Gian Battista Pergolesi (1733), napoletano d’adozione, per secoli ritenuto all’origine di tutto il teatro comico in musica per realismo, freschezza e spiccata tendenza alla gestualità.
Un’opera immediata e dirompente che sollevò alla sua prima rappresentazione a Napoli nel 1733 una disputa tra intellettuali, la cosiddetta “querelle des bouffons” ed è anche oggi considerata una delle tante opere che celebra il primato della donna scaltra sull’uomo prepotente ma facile da ingannare in un secolo che è stato cruciale per lo schiavismo, la tratta degli schiavi in mezzo ai mari.
L’intermezzo, diviso in due parti, racconta, con dialoghi serrati, della capricciosa e intraprendente Serpina, serva del ricco Uberto, scapolo impenitente, che, complice la natura del padrone, debole e titubante, si permette in casa ogni prepotenza.
Per sottrarsi alla tirannia della ragazza, l’uomo le annuncia che intende sposarsi. Serpina comprende in fretta che la moglie dovrà essere lei ed escogita un piano: annuncia le nozze con un certo capitan Tempesta, che in verità è il servo Vespone.
Dopo l’analisi del potere politico e statale, gli Scarti si concentrano sul potere “domestico”, intimo, interpersonale, attraverso tre personaggi rinchiusi in una casa che sa di condominio popolare, dove ognuno vive, o meglio sopravvive, confinato in una stanza-cella.
Ognuno da’ ordini, perché apparentemente si rispettano le gerarchie tra chi serve e chi è servito, chi comanda e chi ubbidisce.
Ma in una così esasperante situazione basta pochissimo per ribaltare ogni cosa: così l’ordine diventa dipendenza e la servitù diventa potere. Ogni personaggio mira a possedere, e ad approfittarsi, del potere ed ogni manifestazione emotiva arriva all’esasperazione: violenza, paura, disgusto, commozione.
In questa eversione dei ruoli si colloca la musica, armonica, barocca, simmetrica di Pergolesi: le sue arie diventano oggi pezzi ruvidi, rabbiosi, punk, che scandiscono lo svolgimento delle scene, tra una catastrofe (potenziale o meno) e l’altra e accompagnano la tensione crescente che si crea tra i tre personaggi, in cui ruolo centrale lo assume proprio il servo Vespone, fino alla catarsi finale.
mercoledì 24 e giovedì 25 ottobre 2012 – ore 21.00
Teatro stabile d’Innovazione Galleria Toledo, Napoli