Il Primo maggio del Comune è quello degli e per gli antagonisti, dei centri sociali, in particolare di Insurgencia. Il vicesindaco e assessore al Bilancio e anche segretario di demA, ma soprattutto ex sindacalista della Cgil Enrico Panini, rovista nelle malandate finanze di Palazzo San Giacomo e trova 55mila euro – fondi presi dalla tassa di soggiorno – per finanziare l’installazione del palco di piazza Dante. Dove si terrà il cosiddetto «concertone di Napoli» con i soliti noti. A proporre il progetto del «concertone» – che a Napoli si svolge ormai da almeno un lustro – questa volta è stata la consigliera delegata Eleonora De Majo del gruppo demA. Al netto della legittima proposta della De Majo, si profila un Primo maggio divisivo, con i sindacati uniti in piazza del Gesù dalle 10, mentre in piazza Dante dalle 16 ci saranno i musicanti arancioni che hanno «aderito tutti a titolo gratuito». Direttore artistico è Massimo Jovine e sul palco – 55mila euro, è bene sottolinearlo, non sono bruscolini – saliranno 45 tra artisti e band che si alterneranno con tutto l’ambaradan delle sigle antagoniste: si va da «stop biocidio, un operaio dell’Ilva di Taranto, i cittadini in lotta contro le Fonderie Pisano di Salerno, il centro sociale Ex Canapificio di Caserta, il Comitato No Grandi Navi di Venezia, il Comitato Vele di Scampìa. Ci sarà anche un collegamento con la missione Mediterranea della nave Mare Jonio impegnata a salvare i migranti in mare. Chiuderà la serata il sindaco Luigi de Magistris. «Il Comune sostiene il concerto» si legge in un comunicato ma pare che non dovrebbe esserci il logo di Palazzo San Giacomo sul palco. L’erogazione dei 55mila euro non è stata semplice, più di un dirigente ha manifestato dubbi sul fatto che in piazza ci sono sempre le stesse band. E perché attingere dalla tassa di soggiorno dove con la «turistificazione», vale a dire lo svuotamento del centro storico dai residenti e l’insorgere di negozi che vendono solo fritture con conseguente perdita di identità, quei soldi potevano essere spesi per incentivare altri tipi di attività. Magari di artigianato locale oppure per aprire qualche libreria in più. Le due piazze di Napoli per il Primo maggio non piacciono ai sindacati che hanno ritrovato invece una solida unità. Purtroppo è un Primo maggio – conclude – che si racconta con i numeri. L’anno scorso c’era stata una ripresa dell’occupazione, quest’anno al Sud, a Napoli e in Campania va male. Gli occupati al Nord e al Centro sono il 63%, in Campania siamo al 45. Un giovane su 4 è senza lavoro.