NAPOLI – Venerdì 23 novembre 2012 alle ore 20.00 (fino a giovedì 27 dicembre 2012), il Kestè Art Bar di Napoli ospiterà l’inaugurazione della mostra Peperoncini Rockdell’artista Emiliano Cirillo, curata da Maria Sarno.

Originario di Praia a Mare, Emiliano Cirillo, classe 1979, dopo aver girovagato per mezza Europa e visitato i musei delle principali città europee e italiane, oggi vive a Diamante, paesino della provincia di Cosenza, rinomato per il festival del peperoncino e per le sue distese di spiagge e scogliere.

Da qui nasce l’idea di unire le sue due grandi passioni: la sua terra, con le tradizioni culturali e gastronomiche, e la musica rock, di cui è grande intenditore. La tecnica utilizzata per creare le sue opere è lo stencil, che, in questi anni, grazie a street-artists come Banksy, C215, Blek le Rat e altri, ha acquisito grande popolarità.

Lo stencil è una maschera che si ottiene intagliando uno o più fogli della stessa immagine (suddivisa in diverse gradazioni), che, spruzzati uno sull’altro con le bombolette spray di una scala cromatica, realizzano opere molto realistiche e dal forte impatto visivo.

Da sempre appassionato dell’arte di strada, Cirillo ha trasformato un hobby in passione. Passione per i personaggi del panorama musicale internazionale, per una concezione dell’arte che rompe gli schemi usuali e che l’artista calabrese trasporta dal muro alla tela, scomponendone i volti, i corpi, le immagini.

Niente è scontato nelle opere di Cirillo. Ogni immagine, idolatrata come tale, è stravolta e trasformata in un’altra immagine. Non è la Pop Art che risucchia il corpo e i volti attraverso i colori. Non è lo stencil di strada che impressiona sul muro la realtà resa irreale dal nero. Ma è il volto stesso, l’immagine stessa che da reale diventa ancor più reale, in quanto oggetto presente proiettato nel futuro.

Le opere in esposizione hanno come tema il peperoncino rosso. Il peperoncino che diventa momento di rottura dell’immagine stessa. Il volto è quello conosciuto, immortalato in migliaia e migliaia di foto, divenuto quasi sacro. Quel volto diventa altro, diventa libertà di espressione, con il potere di restituire alle immagini il loro valore poetico.

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