Il nuovo spot targato Renault-Dacia Nuova Sandero ha scatenato polemiche sul web in questi giorni per le immagini che denigrerebbero Napoli e napoletani, mettendo in risalto vandalismo e pessimo senso civico. Un tam tam mediatico che sta creando curiosità, facendo moltiplicare gli effetti dello spot. Il protagonista è Salvatore Esposito, il Genny Savastano di «Gomorra, la serie», la canzone che fa da colonna sonora è «Made in Napoli», brano realizzato dai fratelli Giuliano e Salvatore Desideri con il padre Nico, diventato tormentone di successo grazie anche alla collaborazione di Clementino. Lo slogan dello spot della Dacia è «A prova di vita reale». «Una vita reale poco lusinghiera», urla il popolo del web, accusando gli autori disposti a «porre alla berlina la città pur di vendere auto» e mettendo nel mirino anche Esposito, accusato di «connivenza» con lo spot che metterebbe in cattiva luce Napoli. Genny Savastano infatti sfreccia indenne tra i vicoli di Napoli nella notte di Capodanno, passa su materassi lanciati al centro della strada, schiva bengala e fumogeni che l’accerchiano, aggira cassonetti dell’immondizia che ostruiscono il passaggio, fa zig zag tra i botti e le suppellettili lanciate dai balconi, finisce nel mirino di un fitto lancio di piatti di ceramica allegramente scagliati dall’alto al passaggio dell’auto che sta guidando, poi chiude la sua corsa sulle rampe di Sant’Antonio a Posillipo di fronte allo spettacolo dei fuochi d’artificio che illuminano la città e il lungomare. Ma Salvatore Esposito non ci sta e risponde sdegnato, utilizzando anche i canali social: «Sono nato e cresciuto a Napoli e ci vivo tutt’ora con la mia famiglia ed ho sempre lottato per difendere la mia terra contro tutto e tutti», dice l’attore: «Il mio libro appena uscito, la bacheca Facebook, Instagram, le persone che mi conoscono sanno quanto sia legato alla mia città. I complimenti che ricevo da ogni parte del mondo li ricevo da napoletano orgoglioso di esserlo. E mi ritrovo ora a parlare mio malgrado dello spot, un prodotto puramente artistico e con nessuna velleità da documentario, a cui ho preso parte e che tanto ha offeso la dignità di alcune persone».

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