Il Teatro San Carlo paga circa due milioni di euro ogni anno per le pensioni extra erogate in base a un vecchio accordo sindacale, stipulato nel 1974 e rimasto in vigore fino al 1984. Lo sottolinea, in un’intervista a “Il Mattino”, la soprintendente del Massimo partenopeo, Rosanna Purchia. La questione riemerge nei giorni in cui il Cda del teatro vede le dimissioni della maggior parte dei suoi componenti dopo la spaccatura sulla adesione al decreto Valore cultura. In ballo c’è il futuro del San Carlo, alle prese da anni con difficoltà di bilancio che, sottolinea la soprintendente, affondano le proprie radici anche nel passato.

Le pensioni extra pagate sono 320: l’extra, spiega Purchia, va dai 650 euro mensili per una ballerina agli oltre mille per un dirigente. Per questo capitolo di spesa il San Carlo attinge a un fondo che al 31 dicembre 2012 era di 14,8 milioni di euro, “ma per reggere dovrebbe essere di 28 milioni. Altrimenti tra sette anni non avremmo più un euro da pagare per questi diritti acquisiti dai nostri ex dipendenti”. L’accordo sindacale all’origine delle pensioni extra fu disdettato già nel 1984 perché ritenuto troppo oneroso, ma continua a produrre i suoi effetti anche per via delle reversibilità a beneficio di coniugi e figli minori. Circa due milioni l’anno: “Vista la spending review che adottiamo per realizzare i nostri spettacoli, con quei soldi – dice la soprintendente – potremmo fare mille altre cose.

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