CASERTA – La Cgil di Caserta chiede maggiore attenzione alle politiche del welfare e lo fa con un documento inviato a Regione, Provincia e Comuni in cui si chiedono più risorse e di invertire la rotta per garantire a Caserta uno sviluppo economico e sociale.
Al Presidente della giunta Regionale
Ai Presidenti gruppi consiliari
Consiglio regionale
All’assessore all’assistenza
Regione Campania
Al Prefetto di Caserta
Al Presidente della Provincia di Caserta
Ai sindaci della Provincia di Caserta
Ai responsabili di ambito
La Cgil di Caserta è fortemente preoccupata per la crescente e durissima crisi dei servizi essenziali che si sta abbattendo sui cittadini di questo territorio in misura maggiore su quelli più poveri e fragili.
I responsabili istituzionali non possono continuare ad ignorare le numerose “grida di aiuto”che si stanno levando da più parti per portare alla loro attenzione il problema e cercare interventi per scongiurare “la morte del welfare”.
I Comuni e gli Ambiti Territoriali sono ormai al collasso, impossibilitati a continuare a erogare servizi ai cittadini e di conseguenza anche il lavoro sociale.
Bisogna convincersi che per garantire i bisogni fondamentali alle persone disabili, ai bambini, agli anziani, ai migranti, per mettere in campo azioni di contrasto alla povertà non servono tagli ma politiche forti, maggiori investimenti economici e massima attenzione all’utilizzo delle risorse.
I governi che si sono succeduti negli ultimi quattro anni stanno facendo l’opposto.
Dal 2008 ad oggi il fondo nazionale politiche sociali ha subito un taglio che supera l’80%.
Per la regione Campania il governo ha riservato per il 2012 quattro milioni di euro ben 113 milioni in meno rispetto al 2007(meno di 1 euro per abitante).
La situazione si è ulteriormente aggravata a seguito di ulteriori tagli sul sociale del governo regionale.
La Provincia di Caserta, che, come sappiamo tutti, è la più disagiata rispetto alle stesse Province della Regione Campania per l’eccessiva disoccupazione soprattutto giovanile e femminile (il 60%) ma anche per l’offerta di servizi sociali e sanitari la situazione rischia di aggravarsi se non si interviene con urgenza perchè stanno andando in crisi anche quelle poche esperienze positive che a fatica si era riusciti a costruire negli anni.
E’ recente la vicenda della cooperativa Eva, un’impresa di donne attive nelle politiche di genere fondata nel 1999 a S. Maria Capua Vetere e che opera prevalentemente per la realizzazione di iniziative volte a contrastare la violenza nei confronti delle donne e dei minori con quattro strutture residenziali, centri antiviolenza con casa di accoglienza per donne maltrattate che ha dato occupazione stabile a un buon numero di lavoratrici. Da Gennaio 2013, a causa del taglio del fondo nazionale politiche sociali e del fondo non autosufficiente da parte del governo e alla gestione irrazionale della Regione Campania, che ad oggi non ha fornito indicazioni per la programmazione dei nuovi piani di zona, né tanto meno individuato risorse certe per l’attuazione dei servizi, e a causa dell’irresponsabilità di alcuni amministratori dei singoli comuni, non riuscirà più a garantire né servizi né continuità dei rapporti di lavoro. Infatti già sono state licenziate 10 dipendenti con contratto a tempo indeterminato, a rischio il rinnovo di 9 contratti a tempo determinato e le 23 collaborazioni a progetto:TUTTE DONNE!!!! vanificando anni di lavoro in una Provincia già profondamente mortificata.
Può passare inosservato quanto sta accadendo?
Tutti si stanno spendendo in dichiarazioni di condanna per il crescente “femminicidio” in atto nel nostro paese però poi nei fatti non si creano le condizioni per evitare qualsiasi forma di violenza garantendo diritti, lavoro, e investendo nei centri antiviolenza. E’ evidente che la politica non ritiene prioritario garantire il lavoro e la qualità della vita, il benessere della collettività e la protezione dei soggetti più fragili.
Tutto ciò è inaccettabile soprattutto su un territorio dove ogni vuoto che si crea viene occupato dalla malavita, e il rischio è che venendo meno il sistema di servizi integrati l’unico welfare che resterà sarà quello della camorra che segnerà la sconfitta di quanti si battono per la legalità.
La Cgil di Caserta, fortemente impegnata sul territorio per promuovere tutte le azioni possibili per contrastare l’insorgenza di qualsiasi forma di illegalità, non può consentire che questo accade, per cui
CHIEDE
che venga istituito in Prefettura un tavolo di concertazione permanente, per un confronto vero, serio e costruttivo tra comuni, ambiti territoriali, terzo settore ed ente Regione con al centro le politiche di welfare, per scongiurare l’interruzione dei servizi essenziali ai cittadini e ulteriori perdite di posti di lavoro.