“Essendo terminata a fine 2023 la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita introdotta a seguito della pandemia e prorogata per via della crisi energetica, in base all’indebitamento netto registrato dall’Italia lo scorso anno (7,2% del Pil secondo le prime stime Istat) è scontato che la Commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla riforma della governance economica Ue. “In tutto il negoziato non sfuggiva a me né al collega francese che a noi interessava relativamente di alcune cose di cui discutendo perché noi eravamo già in Edp (procedura per disavanzo eccessivo, ndr). La procedura di deficit eccessivo era già scontata nel Def che abbiamo presentato dell’anno scorso”. ha chiarito rispondendo alle domande dei deputati e dei senatori in audizione. “Quindi abbiamo altre regole”, ha aggiunto, precisando che i paesi che andranno nella procedura siamo “noi, la Francia, e altri 10”. “Non siamo così fessi da non aver fatto un negoziato non sapendo esattamente quale era terreno e lo scenario in cui noi andavamo ad inserirci”, ha aggiunto. “Credo che l’indagine conoscitiva possa anche essere l’occasione per valutare, come d’altronde suggerito anche dal Parlamento, la necessità di eventuali e ulteriori aggiustamenti utili a superare le criticità dell’assetto contabile interno, non direttamente connesse al processo di riforma delle regole europee, che l’esperienza degli ultimi anni ha fatto emergere”, ha commentato il ministro. “Auspico che in questa sede si possa instaurare un dialogo proficuo finalizzato ad aggiornare l’assetto normativo, tenendo conto delle riflessioni delle diverse istituzioni e dei dati dalle prassi degli ultimi anni”. I vincoli della nuova governance europea richiedono “però un cambio di prospettiva” sulle garanzie pubbliche che, “dalla fase emergenziale, ci riporti progressivamente verso un percorso ordinario”, ha proseguito Giorgetti. “Al 31 dicembre 2023 – ha evidenziato – l’esposizione dello Stato si è attestata intorno ai 300 miliardi di euro, pari a circa il 14,4% del Pil, in calo rispetto al 15,9% del 2022 e ai picchi raggiunti durante il Covid – che ricordo hanno toccato il 16,1% del Pil – ma ancora lontana dal 4,9 per cento del 2019. Il livello del debito pubblico italiano “per evidenti ragioni di sostenibilità, richiede la massima ponderazione delle risorse da destinare alle singole politiche pubbliche e, oramai, l’innegabile necessità di misurare e monitorare gli effettivi benefici di ogni singola spesa”, ha detto ancora il ministro dell’Economia. Giorgetti ha aggiunto che il Documento di economia e finanza “a breve verrà presentato al Parlamento. In base alle istruzioni della Commissione avrà probabilmente una conformazione leggermente diversa rispetto al passato, sicuramente più leggera”. “Credo che approveremo” il Def “entro i primi 10 giorni di aprile e avrà questo contenuto assai asciutto”. “La fisionomia” del nuovo Piano fiscale-strutturale e del Rapporto di monitoraggio annuale previsti dalle nuove regole Ue “comporterà la necessità di rivedere le disposizioni che disciplinano la tempistica e i contenuti del Documento di Economia e Finanza”, ha detto Giorgetti. “A livello europeo – ha spiegato – la definizione delle informazioni di dettaglio dei due nuovi documenti è ancora in via di elaborazione. In particolare, dai programmi di lavoro dei comitati tecnici emerge che un nuovo Codice di condotta sarà divulgato non prima della fine dell’anno in corso. Una tempistica simile è inoltre prevista per la guidance definitiva sul Rapporto di monitoraggio e, infine, per gli adeguamenti che si renderanno necessari alle linee guida per il Documento programmatico di bilancio”. Il Def “che sarà a breve presentato sarà, quindi – ha spiegato – l’ultimo sottoposto al vostro esame, dal momento che la prima e la terza sezione – rispettivamente, Programma di Stabilità e Programma nazionale di riforma – saranno rispettivamente assorbiti dal Piano fiscale-strutturale di medio termine e dal Rapporto di monitoraggio. Quanto alla seconda sezione e agli allegati al Def attualmente previsti, abbiamo avviato una riflessione sui contenuti ancora necessari e sui documenti nei quali declinarli”. Nel Def “ci saranno numeri interessanti comunque”, ha proseguito il ministro rispondendo ai cronisti a margine dell’audizione alla Camera. “Un po’ di suspance”, ha aggiunto a chi lo incalzava chiedendogli se il debito sarà inferiore a quello 2023. “Noi facciamo le cose in base alle istruzioni che abbiamo ricevuto – ha aggiunto -, in un contesto in cui tutte queste regole non sono ancora declinate e precisate e non si possono applicare, ma questo era facilmente prevedibile, data la complessità delle medesime e la situazione complessa di natura esterna”.