La Cia commenta gli ultimi record registrati dai carburanti nel fine settimana: si stravolge sempre di più il carrello della spesa degli italiani. A rischio anche le imprese agricole, che pagano il gasolio il 130 per cento in più di due anni fa.
Serve un “bonus” ad hoc per evitare il collasso del settore, già alle prese con Imu e danni del maltempo. Ma i rincari continui di benzina e gasolio non solo fanno volare in alto il prezzo del pieno, per il quale gli italiani spendono ben il 12 per cento in più della media europea: rischiano anche di stravolgere in maniera decisiva il carrello della spesa delle famiglie. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Nell’ultimo anno, infatti, ogni famiglia ha dovuto mettere in conto 470 euro al mese per trasporti, carburanti ed energia: un budget che ha superato quello per cibo e bevande, fermo a 467 euro mensili. Ora il rischio -sottolinea la Cia- è quello di un ulteriore indebolimento della spesa per gli alimentari proprio a causa degli ennesimi aumenti del carburante. Tanto più che proprio il costo del trasporto incide sul prezzo finale dei prodotti agroalimentari per il 35-40 per cento. Con la benzina ormai sopra 1,80 euro al litro e il gasolio oltre 1,70 euro -continua la Cia- l’aggravio di spesa sull’anno è di quasi 450 euro soltanto per i costi diretti. Mentre le ricadute sui prezzi dei prodotti alimentari superano già i 200 euro annui. Vuol dire una vera e propria stangata sui consumi per la tavola delle famiglie, che già sono ridotti al lumicino con un calo del 2 per cento nel 2011. Ma anche per il settore primario i rialzi dei carburanti sono un colpo micidiale ai bilanci aziendali: i listini del gasolio agricolo sono cresciuti in maniera esponenziale in meno di due anni, segnando un incremento record del 130 per cento. Il che significa un costo aggiuntivo di oltre 5 mila euro ad impresa. Ecco perché è indispensabile agire al più presto con adeguate agevolazioni e “bonus” per evitare il collasso di un comparto che già sta pagando i danni del maltempo e soprattutto la “patrimoniale in campo” prevista dal governo con l’Imu sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali.