Oggi pomeriggio i vertici di Indesit Company hanno incontrato Istituzioni e Organizzazioni Sindacali presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico per presentare nuovi significativi miglioramenti al piano di riorganizzazione proposto lo scorso 4 giugno. Previsti 78 milioni di euro di investimenti in Italia, maggiori produzioni e a più alto valore aggiunto nei 3 siti italiani (Fabriano, Comunanza e Caserta) e contratti di solidarietà per evitare licenziamenti dei lavoratori coinvolti e non perdere le competenze.
Le soluzioni proposte, consentono di ridurre subito a 1.030 il numero di persone coinvolte negli stabilimenti e di accompagnarne 330 alla pensione nel periodo coperto dagli ammortizzatori. Grazie ai benefeci attesi dagli investimenti e alle previsioni di recupero dei mercati nei prossimi 5 anni è prevedibile inoltre il reimpiego graduale di oltre 400 lavoratori. I 150 impiegati degli uffici sarebbero invece riassorbiti in 4 anni. Il numero di persone non riassorbite a fine periodo si ridurrebbe così da 1400 a 300, un numero quindi più che dimezzato rispetto ai 650 lavoratori che già oggi sono sostanzialmente in esubero, considerando le giornate di cassa integrazione ordinaria in corso e quindi a prescindere dal piano di riorganizzazione proposto.
I 1030 lavoratori delle fabbriche inizialmente coinvolti dai contratti di solidarietà lavorerebbero mediamente al 60%, con una retribuzione superiore all’80%. Percentuali destinate poi a crescere, con il graduale pensionamento dei 330 che ne matureranno il diritto e il progressivo riassorbimento dei 400 in relazione alla prevista crescita dei volumi produttivi.
Viste le positive modifiche al piano, il sindacato ha proposto all’Azienda un ulteriore incontro di approfondimento, al quale seguirà un coordinamento nazionale il 30 di ottobre. Infine il 31 di ottobre le parti si riuniranno nuovamente presso il MiSe per verificare definitivamente la fattibilità di un accordo, indispensabile per l’utilizzo dei contratti di solidarietà.
Durante l’incontro Indesit ha ribadito il ruolo cruciale del nostro Paese per l’industrializzazione e la produzione dei modelli ad alta innovazione e contenuto tecnologico destinati alle fasce medio alte della domanda europea, e ha sottolineato che si tratta di un piano orientato al recupero di competitività dell’Azienda, con investimenti straordinari che consentiranno di aumentare e rinnovare quasi totalmente la gamma di prodotti a più alto valore aggiunto realizzati in Italia, in termini sia di prestazioni che di competitività.
E’ stato inoltre chiarito come lo spostamento delle lavabiancheria non competitive dallo stabilimento casertano con il contestuale avvio nel sito della produzione di piani cottura sia condizione imprescindibile per evitare ulteriori perdite di volumi e competitività, che come conseguenza ultima non potrebbero che vedere la chiusura del sito di Caserta.
Nello specifico e dopo le migliorie già proposte presso il MiSE il 23 settembre, rispetto al piano originario presentato il 4 giugno scorso l’Azienda ha comunicato ad Istituzioni e Sindacati la propria disponibilità a (vedi anche tabella a pag.3):
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– destinare al sito di Fabriano (reparto di Melano) produzioni aggiuntive (cucine, maxi forni e prodotti speciali), portare all’interno dei siti di Fabriano e Caserta servizi di assistenza tecnica, creare a Caserta un IT service center, destinare al sito di Caserta tutta la produzione di piani cottura a gas da incasso (compresi i piani originariamente destinati alla Polonia), sviluppare ulteriori progetti di amministrazione e gestione nelle sedi centrali;
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– ridurre subito di 220 addetti il numero di persone interessate dal piano, in relazione ai progetti sopra riportati;
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– riassorbire i 150 impiegati in 4 anni;
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– riassorbire 400 persone nel periodo di implementazione del piano, in relazione ai benefici attesi dagli investimenti e alle
previsioni di recupero dei mercati;
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– nel periodo inoltre circa 330 lavoratori matureranno i requisiti per il pensionamento;
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– ricorrere a strumenti come la cassa integrazione straordinaria e i contratti di solidarietà per evitare licenziamenti e non
perdere le competenze professionali.